Giornata della Memoria | “Riportare al cuore”
Nella Giornata della Memoria, spazio + spadoni ricorda le vittime della Shoah, le guerre dimenticate di oggi e i testimoni di misericordia
Ricordare deriva dal latino re-cordari (da cor, cordis). Significa “riportare al cuore”. La memoria, quindi, è una questione di misericordia, oltre che di giustizia.
Il 27 gennaio è una data importante, di quelle che – più che segnarsi sul calendario – hanno lasciato segni e ferite. Sulla pelle e nella vita degli uomini, delle donne e dei bambini deportati. Negli occhi di chi ha visto l’inferno e ha dovuto riconoscerlo.
Sono passati 80 anni da quando i cancelli dei campi di concentramento di Auschwitz sono stati abbattuti dalla 60esima armata dell’esercito sovietico.
La liberazione del 1945, però, fu soprattutto una rivelazione: lo svelarsi dell’orrore che si era perpetrato tra i frastuoni della guerra, la manifestazione al mondo intero di quanto si possa arrivare a diventare disumani.
Erano rimasti in 9000 in quella prigione e ne erano stati uccisi 6 milioni, i due terzi degli Ebrei d’Europa. Si provò anche ad occultare le prove, così come oggi qualcuno continua a negare o a minimizzare quanto è successo.
Onorare le vittime della Shoah vuol dire, quindi, “riportare al cuore” un intero popolo che ha dovuto subire l’atrocità e la follia di chi si riteneva superiore.
Significa dare nuove possibilità ad un domani che tiene in considerazione la storia e le persone, perché, come scriveva Luis Sepúlveda, “un popolo senza memoria è un popolo senza futuro”.
Celebrare la Giornata della Memoria non è solo commemorare. I grandi eventi – pubblici, formali, istituzionali – devono andare di pari passo con una presa di coscienza intima e individuale, soprattutto tra le nuove generazioni.
Occorre, infatti, informarsi e prendere atto di quanto succede nel mondo, per evitare di sbagliare ancora, per vedere ciò che ai più risulta ancora ignoto.
Come le guerre dimenticate, che da anni si consumano nei Paesi più poveri senza fare notizia.
Come gli altri genocidi che hanno riguardato gli Armeni, i Rom e i Sinti d’Europa, i Tutsi in Rwanda, ecc.
Come ogni manifestazione di odio e di intolleranza.
Inoltre, se bisogna ricordare il Male (per non ripeterlo), è altrettanto importante ricordare il Bene che, in ogni tempo, è riuscito a farsi spazio attraverso le persone e le loro opere.
Per dirlo con le parole di papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”, «non mi riferisco solo alla memoria degli orrori, ma anche al ricordo di quanti, in mezzo a un contesto avvelenato e corrotto, sono stati capaci di recuperare la dignità e con piccoli o grandi gesti hanno scelto la solidarietà, il perdono, la fraternità».
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