Don Ferdinando Colombo: Istruire gli Ignoranti

Attualizzare le opere di misericordia con lo sguardo di don Ferdinando Colombo

Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli.

Sì, Padre, così tu hai voluto. E disse ancora: Il Padre ha messo tutto nelle mie mani. Nessuno conosce il Figlio, se non il Padre. Nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e quelli ai quali il Figlio lo fa conoscere. Venite con me, tutti voi che siete stanchi e oppressi: io vi farò riposare. Accogliete le mie parole e lasciatevi istruire da me. Io non tratto nessuno con violenza e sono buono con tutti. Voi troverete la pace, perché quel che vi comando è per il vostro bene, quel che vi do da portare è un peso leggero». (Matteo, 11)

Per lasciarsi istruire, occorre calarsi nei panni dei piccoli di cui parla Gesù nel Vangelo, ponendosi in un atteggiamento di abbandono, di fiducia nei confronti del maestro.

“A differenza delle opere di misericordia corporale, dove (di solito, se non sempre) chi dà da mangiare non è affamato e chi patisce la fame non è in condizioni di dar da mangiare, qui il benefattore e il beneficiario non sono adeguatamente distinti. Anzi è buona regola non distinguerli affatto: di queste “opere” siamo tutti destinatari. È bene quindi che ciascuno di noi si consideri al tempo stesso “istruttore” e “ignorante”, saggio consigliere e dubbioso, paladino della giustizia e peccatore e così via”. (Card. Giacomo Biffi)

  • Il 16% della popolazione mondiale non sa né leggere, né scrivere; 67 milioni sono bambini, soprattutto bambine, tra i 5 e 9 anni.
  • Ancora oggi 72 milioni di ragazzi e 71 milioni di adolescenti non hanno accesso ad una scuola.
  • Sempre a livello mondiale 759 milioni di adulti non sono capaci di leggere e Nei due terzi dei casi si tratta di donne.
  • Il dramma di oltre un milione di bambini siriani senza qualcuno sostiene che questa opera di misericordia sia un po’ fuori corso nel tempo che viviamo, il tempo di Internet, il tempo in cui quasi ogni forma di sapere parrebbe a portata di mouse.

Non ci sono dubbi che nell’epoca di Google l’accesso alle informazioni abbia raggiunto un livello di facilità mai sperimentato prima nella storia dell’umanità (almeno di quella cosiddetta “connessa”), ma intuiamo tutti che una cosa è avere informazioni, altro è conoscere, cioè cambiare il nostro modo di vedere e interagire con il mondo.

Un’esperienza, quella del conoscere, che il grande Agostino di Ippona legava all’amore, per dire che senza una qualche forma di attrazione, di passione, di trasporto, di mutamento, non può esistere una vera conoscenza. (don Roberto D’Avanzo)

Oggi la strana condizione dell’uomo è che sa tutto tranne le cose che contano, che conduce a termine le indagini più complicate ed è muto davanti alle domande fondamentali e più semplici, che è in grado di andare a raccogliere i sassi della luna e non può dirsi che cosa è venuto a fare sulla terra.

Ignorare quale sia il significato del nostro stesso vivere; ignorare quale sia il destino che alla fine ci aspetta; ignorare se la nostra venuta all’esistenza abbia come premessa e come ragione un disegno d’amore oppure una casualità cieca: questa è la notte assurda che implora oggettivamente di essere rischiarata.

Il primo e più grande atto di carità che possa essere compiuto verso l’uomo è quello di dirgli le cose come stanno. Che vuol dire anche svelargli la sua autentica identità. Questa è la prima misericordia che la Chiesa esercita – deve esercitare – nei confronti della famiglia umana: l’annuncio instancabile della verità. (Cardinal Giacomo Biffi)

Plutarco, filosofo greco vissuto all’inizio dell’era cristiana diceva: “il maestro non è uno che riempie un sacco, ma uno che accende delle fiamme”, a dire che insegnare è allargare gli orizzonti, sprigionare immensi interessi, spalancare gli occhi sulla bellezza sconfinata della realtà.

L’uomo di oggi ha spesso tanto sapere, ma poca sapienza. La sapienza gli dice come usare bene i mezzi del mondo, gli offre sani criteri morali. Quante persone ignorano tali principi e, di conseguenza, sono prigionieri dei peccati, delle passioni, dell’egoismo e non raramente anche della droga, dell’alcool, della pornografia, della criminalità organizzata, ecc.!

Ancora di più: quante persone vivono oggi nell’ignoranza di Dio: la povertà più devastante e distruttiva. Vivere senza Dio, infatti, significa vivere senza punto di riferimento, senza luce, senza speranza! Quante persone, pur essendo battezzate, non conoscono la fede, né la preghiera, né i sacramenti. (Hermann Geissler F.S.O.)
Una ricerca rileva che il 69% degli italiani non ha mai letto i quattro vangeli, che solo il 15% li ha letti almeno una volta nella vita, lascia sgomento chiunque abbia a cuore la qualità della vita cristiana e la trasmissione della fede alle nuove generazioni.

I dati lasciano attoniti soprattutto se si pensa che la maggioranza di queste persone si dice “credente” e il 17% anche praticante.

La Chiesa «esorta con forza e insistenza tutti i fedeli ad apprendere “la sublime scienza di Gesù Cristo” (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. “L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo”», come dice San Girolamo. (Catechismo della Chiesa Cattolica 133)

«Dio stesso è il primo educatore che si è rivelato a noi creature che ignoravamo l’intima essenza della sua vita trinitaria: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo.

Con questa rivelazione infatti Dio invisibile parla agli uomini come ad amici per invitarli e ammetterli alla comunione con sé». (Dei Verbum, Concilio Vaticano II)

Preghiera (Sap 9, 1-6. 9-11)

Dio dei padri e Signore di misericordia, che tutto hai creato con la tua parola,

che con la tua sapienza hai formato l’uomo, perché domini sulle creature che tu hai fatto,

e governi il mondo con santità e giustizia e pronunzi giudizi con animo retto,

dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,

perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella, uomo debole e di vita breve,

incapace di comprendere la giustizia e le leggi.

Anche il più perfetto tra gli uomini, privo della tua sapienza, sarebbe stimato un nulla.

Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo;

essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti.

Mandala dai cieli santi, dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito.

 

Versione online del libro cliccando su “Le Opere di Misericordia – Don Ferdinando Colombo“.

 

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SEC 2024-2025
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