Dai dirupi di un’India mai dimenticata: ecco la mia esperienza missionaria

Suor Ines racconta le difficoltà e la bellezza di un’esperienza di misericordia

Verso fine giugno 2023, piena di speranza e curiosità sono partita per il Rajasthan, una regione situata nell’estremo nord, a stretto confine con il Pakistan.
La nostra comunità raccoglie, in effetti, sorelle di diverse famiglie religiose, essendo che questa parte dell’India, a differenza del Sud, è una delle più ostiche ed i missionari fanno grande fatica a conviverci e sopravviverci.

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Cosa sta succedendo in India oggi e di cui nessuno ne parla?

Come non si parla dell’Africa, dei suoi soprusi, così non si parla dell’India.

Le caste cosiddette e la cultura induista non sono parte di un lontano passato né appannaggio di cultori della civiltà orientale!

Si tratta di una realtà rivisitata oggi secondo le nuove forme che i tempi richiedono.

La politica

Gli estremisti indù, complici esponenti politici di chiara opinione, hanno come obiettivo un’India esclusivamente indù. Le violenze contro i cristiani e le altre minoranze religiose sono inequivoche. Una legge anticostituzionale anti- conversione continua a creare tensioni silenziose, come in una guerra fredda. Religiose sono finite in manette perché avrebbero voluto convertire: è sufficiente una S. Messa celebrata con un po’ di enfasi in più, festosa, coinvolgente, non raccolta.

Suore nei villaggi vicini al mio spogliate e picchiate. Così, siamo poche decine di cristiani pericolanti qui.

La cultura

Forme di resistenza che vigono a contatto con l’istruzione nell’aprirsi agli stimoli del resto del mondo, chiusure ermetiche, tradizionalismi.

L’ordine sociale

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Una volta mi sono permessa di fare qualcosa che non mi competeva, semplice semplice, come prendere un bambino in braccio. Non dovevo essere io a fare ciò ma le donne a ciò dedite come nelle altre pratiche quotidiane, le donne di servizio, les servants, di tutto stipendio. Le vedi sedute lì a terra, quasi come una macchina organizzativa, ti sorridono, non sono presenti negli ambienti direttivi o di consulto, e non sono le bidelle di un tempo. Assoldate in cucina, sempre lì, un rito ed una consuetudine che si ripete. Bassa o nulla alfabetizzazione se non nella lingua locale.

Mentre sei sulla strada, una sfilza di mucche libere, lasciate allo stato brado vengono verso di te, le eviti con la macchina per poco. Di notte è una grande difficoltà. In India, le mucche sono sacre.

Quindi, con tutti questi problemi politici e sociali, non ci si aspetterebbe invece di vedere nei giovani tanti buoni sentimenti: speranza, apertura, prossimità, fratellanza genuina, misericordia. E non di rado nelle belle persone che incontri.

Seppure resta anche nel DNA dell’India così come dell’Africa quella di essere una società colonizzata.

E l’orgoglio indigeno si riversa in tante forme sullo straniero, ritenuto sempre portatore di vantaggi materiali indubbi, la carità vista diversamente, la generosità di chi dovrebbe dare soldi, aiutare a sfamare e costruire chiese come un magnate industriale.

Noi siamo ed aspiriamo in Dio ad essere costruttori di un’umanità che risorge.

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Così, con tutto ciò sono contenta della mia nuova esperienza.

Sono salita per la prima volta su un dromedario nel deserto, ho visto tanti pavoni correre sulla strada all’improvviso (anche un cobra nero da vicino se è per questo, in attacco) sto provando una cucina nuova, mi sto calando in una mentalità che non è la mia, sto imparando l’hindi, la lingua internazionale dell’India.

Col mio Roti e chabati di ogni mattina che è il pane di qui, vi dico un ciao (Namaste) e vi invito a raggiungermi per questo cuore che batte all’unisono pieno di speranza

Fonte dell’articolo

Spazio Spadoni

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