Myanmar | Cosa resta dopo un terremoto

I terremoti come quello in Myanmar possono distruggere tanto, ma fede, speranza e carità non devono crollare. Anche se “è dura”

I terremoti sono eventi tremendi. Perché arrivano all’improvviso e ti trovano impreparato. Perché se sono forti e violenti, ti portano via tutto: la casa, gli affetti, la vita.

I terremoti sono la forza della natura contro la fragilità dell’Uomo. Sono la prova della nostra piccolezza.
Quando la Terra trema è perché deve dirci qualcosa.  
Quando, invece, tremiamo noi, forse non abbiamo più niente da dire.
La paura diventa più forte di tutto, e si corre il più lontano possibile, sperando nella salvezza.

Il terremoto del 28 marzo nel Sud-est asiatico ci ha mostrato scene che devastano il cuore. Stando a un primo bilancio, sono 144 i morti e 732 i feriti. L’epicentro è stato in Myanmar, ma la scossa è stata avvertita anche in Thailandia.

Il grattacielo che abbiamo visto andare giù, nei video ormai diventati virali, si trovava a Bangkok: era in costruzione, ora è andato tutto distrutto, tranne la speranza di ritrovare vivi gli operai intrappolati. Venti bambini, invece, sono sotto le macerie di un monastero a Taungoo.

Da una parte, crollano edifici e ponti e, dall’altra si costruisce la solidarietà.

È infatti già partita la macchina degli aiuti. La Croce Rossa Italiana ha dato il via a una raccolta fondi,  i Medici Senza Frontiere (Msf) sono pronti ad intervenire con cure salvavita.

Il Papa, attraverso un telegramma inviato dal segretario di Stato Pietro Parolin, si è detto “profondamente addolorato per la perdita di vite e la diffusa devastazione causata dal terremoto nel sud-est asiatico, in particolare in Myanmar e Thailandia”. Prega per le vittime ed è spiritualmente vicino “a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia”.

Già lo scorso settembre, lo Stato di Myanmar era stato pesantemente colpito dal tifone Yagi, insieme ai Paesi vicini, e precedentemente, nel maggio 2023, ci aveva pensato il ciclone Mocha, provocando morti, danni materiali e un aumento degli sfollati.

A ciò si aggiunga che dal 2021 è in corso una guerra civile, da quando l’esercito ha rovesciato il governo di Aung San Suu Kyi.

I terremoti sono eventi tremendi, soprattutto se colpiscono posti che sono già parecchio scossi da tutto:
la povertà, la guerra, le altre calamità naturali.

La preghiera e la generosità diventano quindi ancora più necessarie. Le opere di misericordia potranno in qualche modo colmare (di amore) le voragini che si sono aperte (o allargate) nelle esistenze di tante persone.

Una testimonianza direttamente dal Myanmar

Padre Piero Masolo, missionario del Pime a Detroit (USA), era stato precedentemente in missione in Myanmar. 
In un momento così doloroso, spazio + spadoni lo ringrazia per aver condiviso anche con noi la testimonianza della persona che scrive:

“Sto inviando questo messaggio comune per raggiungere le tante persone che stanno chiedendo notizie sul terremoto che ha colpito il Myanmar. Anzitutto, grazie per la preghiera, la preoccupazione, l’affetto e la vicinanza.

La città di Taunggyi, dove vivo, è a poco più di 150 km dalla città di Mandalay, epicentro del terremoto. La scossa più forte è stata del grado 7.7 della scala Richter, seguita da un’altra scossa di 6.4, con altre scosse di assestamento.

Le città maggiormente colpite sono state Mandalay e Nay Pyi Taw (la capitale), dove è crollato anche uno degli ospedali più grandi, limitando l’accesso di soccorso alle vittime.

Qui nella città di Taunggyi il centro storico è stata la parte più colpita, con danni ad edifici che però non ha coinvolto persone. L’edificio più colpito è stato proprio la Cattedrale, dedicata a S. Giuseppe.

Grazie a Dio, il terremoto non è accaduto durante la celebrazione della Via Crucis, normalmente molto partecipata, perché sarebbe stata una strage. Tuttavia, c’è molta tristezza per i danni alla Cattedrale, che in questi anni di guerra era diventata simbolo di speranza e di raduno dei tantissimi sfollati che negli anni hanno trovato rifugio a Taunggyi. Anche questo luogo adesso è stato sottratto alla comunità cristiana.

Lo scorso settembre, il Myanmar era stato letteralmente travolto da un ciclone che aveva devastato aree vastissime, adesso in fase di ricostruzione. Il terremoto ha colpito zone che erano state coinvolte anche dal ciclone. Nel mezzo di tutto questo, la guerra civile.

Nel Centro dove vivo, al di là del grande spavento, ho visto volti tristi e sgomenti.

Non ci siamo detti molto. Il popolo del Myanmar è paziente, pazientissimo. Sa accogliere e incassare, ma nel silenzio dei volti di oggi ho sentito forte una preghiera comune: “Fino a quando, o Signore…?”.

Grazie ancora per la preghiera e per la vicinanza.

Buon cammino a tutti verso la luce del Risorto”.

Fonte

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  • Dal profilo Fb di p. Piero Masolo
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