Bakhita – La “Madre Moretta”

Figlia della carità Canossiana Serva dei poveri

Il mio incontro con Bakhita fu inaspettato, mi cercò Lei in sogno quando io ancora non sapevo chi fosse. Mi interessai di quella Suora speciale e andai in pellegrinaggio a Schio dove trovai Le Madri Canossiane e la Chiesa dove era posta l’urna con le sue reliquie. Fu qui che capii come qualcosa sarebbe cambiato definitivamente nella mia vita. Un nuovo cammino si apriva davanti a me. Non sapevo perché, ma avvertii che avrei dovuto fidarmi di quella” donna speciale” e lasciarmi guidare. Oggi posso dire che Bakhita è diventata per me una presenza costante, una compagna di viaggio la cui vicinanza oltre che mi colma sempre di stupore. Lei è il mio punto di riferimento, la bussola che uso nel mio rapportarmi a Dio e al mio prossimo. Ma la cosa che più mi sorprende è la gioia che mi invade quando la prego. In quei momenti sento in cuore la necessità di tenere con lei un dialogo sempre aperto per scoprire l’amore di Dio e portarlo sulla terra.

Guardando alla vita di Bakhita comprendo quanto sia simile a quella di molti fratelli del nostro tempo: uomini, donne e bambini che come lei continuano ad essere vittime di violenza, di sopraffazione e di schiavitù.

Anche oggi non mancano i nuovi trafficanti di esseri umani che tolgono all’uomo il diritto alla libertà, all’amore di una famiglia, al calore degli affetti più cari. Infanzie negate, giovinezze spezzate, donne derubate della loro dignità. Bakhita con la forza della sua fede e del suo abbandono alla Provvidenza, è lì a dirci che la forza dell’amore ci riscatta sempre da ogni male.

Bakhita ci insegna che la carità, la speranza e il perdono sono sempre possibili. Lei è la dimostrazione vivente che anche l’esperienza più traumatica e dolorosa può essere trasformata in bene. Basta guardare all’amore di Gesù sulla Croce per riuscire, a nostra volta, ad amare i fratelli come ha fatto Lui. Serve seguire le direzioni indicate dal Crocifisso: rette che vanno dal cielo alla terra, da est ad ovest, abbracciando tutte le persone che si incontrano sul proprio cammino. Solo così l’amore può essere gratuito e si trasforma in misericordia per se stessi e per gli altri, diventando congiunzione di misericordia tra l’oggi e l’eternità.

Imitare Bakhita, vuol dire allora, dimenticare se stessi, riconoscere l’infinita misericordia di Dio nella propria vita e riversarla sugli altri perché riconoscano come il “Paron”, così Bakhita chiamava Dio, sia Padre ricco di misericordia capace di sollevare ogni povertà e ridonare ad ognuno la sua dignità di Figlio.

Ersilia Nastasi – Laica Canossiana

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