“Vale la pena essere uomini, se Dio ha voluto essere uomo fino in fondo”

Da un’Omelia sul Natale del caro amico don Eusebio Viretto, prete di Vercelli giunto alla Casa del Padre il 27 ottobre 2024…

“Vorrei che questa Celebrazione, questo stare insieme in questo Natale fosse come una boccata di acqua fresca, di cui abbiamo tutti bisogno, un momento vero e autentico di pace e di speranza.

Tutto questo è Lui, questo Bambino qui davanti a noi, povero, umile, indifeso. Allora, cosa dobbiamo fare?

Come Lui, lasciarci andare, diventare bambini nel cuore, toglierci le maschere e le corazze

e presentarci davanti a Lui.

Non solo oggi, ma ogni giorno, così come siamo: con le nostre qualità e i nostri meriti; ma anche e, direi, soprattutto, con le nostre più segrete aspirazioni, fragilità, debolezze, paure, spine.

Davanti a questo Bambino che ci legge nel cuore e ci capisce nel profondo più di quello che noi pensiamo e diciamo, lasciare che entri e ci parli; non dobbiamo avere paura dell’intimità, anzi.

E certamente, Lui ha qualcosa di importante da dirci e da darci, a ciascuno, proprio ciò di cui ha bisogno e che magari nemmeno immagina; e farà a ciascuno di noi, uno per uno, un dono.

In ogni caso, per tutti, il dono più grande è Lui stesso che si è donato pienamente per noi dalla mangiatoia alla croce, da Betlemme a Gerusalemme. Vale la pena essere uomini, se Dio ha voluto essere uomo fino in fondo. Dio è presente come nostro fratello, che condivide tutto, tutto della nostra vita.

Dice Karl Rahner, uno dei più grandi teologi del secolo scorso: Dio è presente con la sua tenerezza e ti dice: «Non temere!». È entrato nella tua prigione. Fidati di questa vicinanza, non è un vuoto! Cedi e troverai, abbandona e diverrai ricco.

Allora, ecco la domanda, l’impegno che segue al dono di Gesù:

come io sono e posso essere veramente testimone di Gesù e del suo Vangelo in famiglia, sul lavoro, nei vari ambienti e nelle varie situazioni, andando, magari, controcorrente, con uno stile di vita più sobrio e non secondo il consumismo odierno?

Allora, senza accorgercene, con una fede generosa e robusta, saremo testimoni della speranza di Gesù nel mondo, con uno stile umile, povero, semplice, disinteressato, ma efficace e fecondo.

Perché, vedete, Gesù per agire, anche qui, dalla mangiatoia alla croce, non sceglie la grande Storia, quella di Cesare Augusto o del tempio di Gerusalemme, ma la piccola storia di Maria e Giuseppe, dei pastori, della grotta di Betlemme, una stalla.
Agisce “ai margini” quasi nascosto, nella debolezza, non con la pace delle armi, ma con le armi della pace e della mitezza. E c’è il suo Regno, c’è la vera vita, c’è la sua gioia e la sua felicità.

Questo deve essere lo stile della sua Chiesa e dei cristiani.

Gesù, secondo le Beatitudini, è decisamente dalla parte dei poveri, dei miti, dei pacifici, dei puri di cuore, dei costruttori di giustizia, dei perseguitati. E noi? E la Chiesa?

Voglio concludere con un’altra bella espressione di Karl Rahner, che vuole anche essere il mio augurio per questo Natale: É questo il messaggio del Natale: Dio è veramente vicino a te, là dove sei, purché tu sia aperto a questo infinito. Poiché la lontananza di Dio è, nello stesso tempo, la sua vicinanza inafferrabile, che pervade ogni cosa”.

Fonte e immagine

SEC 2024-2025
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