V Domenica Di Quaresima B – Dio Ci Guarisce Oggi In Gesù Cristo
Letture: Gb 7,1-4.6-7; 1 Cor 9,16-19.22-23; Mc 1,29-39
Il grido di Giobbe: “Perché il dolore?”
“Perché soffro? Questa è la roccia dell’ateismo” (G. Bùchner): Dio raccoglie la sfida e nella Bibbia ispira un intero libro a trattare il problema del male: il libro di Giobbe (prima lettura). Questo giusto e piissimo sceicco, diventato prototipo di ogni sofferente, urla a Dio tutte le domande dell’ateismo contemporaneo: perché Dio permette il male (Gb 3,20-23)? Perché il dolore innocente e la prosperità dei malvagi (24,1-6)? Perché tanto male nella storia (12,17-25)? Perché la morte (14,1-12)? Perché il silenzio di Dio (24,12)? Perché Dio non ci soccorre nel dolore (23,8-9)? Dio sembra non rispondere direttamente alle domande di Giobbe, ma gli rivela che tutto il creato non è abbandonato a se stesso, ma è formato e retto dall”’esa’“ di Dio (38,2), il suo progetto amoroso, il suo misterioso piano salvifico (38-39): e il Dio che pensa al parto delle camosce (39,1-3) e ai piccoli del corvo (38,41), tanto più provvede all’uomo, sua gioia (Sof 3,17-18; Is 62,5). Giobbe tace di fronte al mistero (Gb 40,4-5), e conclude: “Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono” (Gb 42,5). Qui terminava il libro: un redattore posteriore, scandalizzato, aggiunse un “happy end”, in cui Giobbe ritrovava la salute e, moltiplicate, le primitive ricchezze (Gb 42,10-17).
La Croce di Cristo, la risposta di Dio al dramma del dolore
Ma questo è il grande messaggio del libro: Dio non guarisce Giobbe, ma scende dai cieli per venire accanto al lui, per sedersi sul suo mucchio di cenere (Gb 2,8) o, come vorrà la tradizione, sul suo letamaio. Giobbe sperimenta la presenza di Dio al suo fianco nel dolore, un Dio che si pone accanto all’uomo per ascoltarlo, per consolarlo, per condividerne le pene e le sofferenze: è già l’esperienza del “Dio con noi”, l’“Emmanuele” (Mt 1,23), profezia dell’incarnazione del Figlio, con la quale Dio si fa solidale con l’uomo fino a prendere su di sé tutto il male, la sofferenza, il limite del mondo, fino alla morte, per distruggerli per sempre nella resurrezione (Fil 2,5-11). Ecco perché i Vangeli insistono tanto nel presentarci Gesù come taumaturgo ed esorcista (Mc 1,29-34: terza lettura): le sue meravigliose guarigioni sono il segno rivelativo della sua essenza di Salvatore, del piegarsi di Dio sull’uomo per liberarlo dal dolore. E perciò per compiere una guarigione Gesù esige sempre la fede in lui (Mc 5,34.36; 6,5-6): la salvezza totale, spirituale e fisica, viene solo dall’adesione a lui.
Solo Gesù ci guarisce
A questo mondo che ormai ha sostituito il concetto di salute a quello di salvezza, e che insegue ovunque guru e santoni che promettono guarigioni, dobbiamo con forza predicare, facendoci anche noi “servi di tutti, deboli con i deboli, tutto a tutti” (1 Cor 9,16-23: seconda lettura) che solo Gesù è il terapeuta. Ma questa “Lieta Novella” non riguarda solo l’escatologia, gli ultimi tempi: Gesù ci sana già oggi! Egli è la luce (Gv 1,9) che disperde le nostre tenebre, la verità, che vince la nostra ignoranza, la vita, nemica di ogni malattia e di ogni disarmonia (Gv 14,16). Il suo amore già oggi dissolve le nostre paure (Mt 6,25), le nostre ansie per il domani (Mt 6,34); il suo perdono ricompone la nostra unità interiore, superando le nostre schizofrenie e dissolvendo le divisioni tra di noi; riempiendoci “del suo pensiero” (1 Cor 2,16), ci fa deporre la “tristezza del mondo” (2 Cor 7,10), e ci dà la sua pace (Fil 4,7-9) anche nella sofferenza; e soprattutto egli è sempre al nostro fianco (Mt 28,20), con la sua potenza meravigliosa (Mc 16,17-18). È a noi oggi che Gesù dice: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28-29).