V Domenica C – Pescatori di uomini

Letture: Is 6,1-2.3-8; 1 Cor 15,1-11; Lc 5,1-11

Pescatori di uomini (Lc 5,10)! A quale strano impegno ci chiami oggi, Signore! Tu ti riveli a noi in potenza e forza, come il “Santo, Signore degli eserciti, della cui gloria è piena tutta la terra, … il Re” (Prima Lettura: Is 6,2-4): noi ci sentiamo “perduti, dalle labbra impure, abitanti in mezzo a un popolo di impuri” (Is 6,5). Tu trasformi con una sola tua Parola la nostra inutile fatica di tutta una notte in una pesca sovrabbondante (Vangelo: Lc 5,5-6): e a noi resta un grande stupore e il profondo senso di indegnità di fronte alla tua grandezza (Lc 5,8-9). Ci aspetteremmo un invito all’adorazione perpetua del Tuo nome, ad offrire sacrifici di lode, a una meditazione continua della tua legge, a contemplare prostrati il tuo mistero… Invece, ci vuoi… pescatori di uomini! Tu, l’Onnipotente, Signore dei cherubini e dei serafini, la cui “Parola non torna mai indietro senza aver compiuto la tua volontà” (Is 55,11), necessiti di noi per diffondere il tuo Verbo. Sei il Dio che vuol aver bisogno delle sue creature: sei il Dio che si fa mendicante e chiede: “Chi manderò e chi andrà per noi?” (Is 6,8).

Pescatori di uomini! Tu vuoi che siamo noi a trasmettere a tutti gli altri uomini il tuo Vangelo, la nostra gioiosa personale esperienza della tua Risurrezione e della tua vittoria sull’angoscia, sulla malattia, sul peccato, sulla morte (Seconda Lettura: 1 Cor 15,1-9). Chiami noi, salvati dal biblico mare del caos e del male, a diventare a nostra volta pescatori di uomini! Vincoli la tua Parola a una “trasmissione” (“paradosis”: 1 Cor 15,1-3), di cui noi dobbiamo essere al contempo i testimoni, i tramiti, i garanti. E se non lo facciamo noi, tutti noi, agli altri non giungerà la Lieta Notizia: “Come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, senza uno che annunzi?” (Rm 10,14).

Pescatori di uomini! È un invito, Signore, che non rivolgi solo ai preti e alle suore, ma a tutti i tuoi discepoli. Anche tutti noi laici, mamme o papà, immersi nel mare del mondo, senza paura di contaminarci con la sua iniquità, dobbiamo essere pescatori di uomini, annunziando la Parola “in ogni occasione, opportuna e non opportuna” (2 Tm 4,2). Ciascuno di noi, come Paolo, deve essere divorato dallo zelo di evangelizzare, e attestare: “É per me un dovere predicare il Vangelo: guai a me se non predicassi il Vangelo” (1 Cor 9,18). Perché siamo “chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa”, la tua barca di salvezza (Mc 3,9; 4,35-41; Gv 6,21), “in quei luoghi e in quelle circostanze in cui essa non può diventare sale della terra se non per mezzo” nostro: “grava infatti su tutti i laici il glorioso peso di lavorare, affinché il divino disegno di salvezza raggiunga ogni giorno di più tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra” (Lumen gentium, n. 33). “I laici, quindi…, possono e devono esercitare una preziosa azione per l’evangelizzazione del mondo; … bisogna che tutti cooperino alla dilatazione e all’incremento del Regno di Cristo nel mondo” (n. 35).

Pescatori di uomini! A me tu, oggi, Signore, rivolgi l’accorato appello di andare e ammaestrare tutte le nazioni, battezzandole nel tuo nome e insegnando loro tutto quello che tu ci hai comandato (Mt 28,19-20). Io, oggi, sono chiamato da te per “stare con te, per mandarmi a predicare e per avere il potere di scacciare i demoni” (Mc 3,14). Che io non resti a crogiolarmi nella mia salvezza personale. Che io comprenda che la tua sequela è missione, che il tuo discepolato è apostolato; che la felicità di tanti fratelli che ancora giacciono “nelle tenebre e nell’ombra della morte” (Lc 1,79) dipende solo da me. E che risponda al tuo invito, in ogni momento, con gioia e generosità: “Eccomi, manda me!” (Is 6,8).

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SEC 2024-2025
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