
Suor Fernanda Di Monte: una vocazione alla comunicazione
Da Palermo, una religiosa delle Figlie di San Paolo, giornalista ed esperta di comunicazione impegnata nel campo educativo
(di suor Fernanda Di Monte)
Raccontare di sé stesse è più difficile di scrivere di altri/e. Si percepisce un senso di pudore, di riservatezza.
Ma nel mio caso, si tratta di testimoniare una storia, una scelta fatta 57 anni fa.
Era il 1968, frequentavo il liceo scientifico e capitai davanti alla Libreria Paoline di Cagliari: guardando i vari libri esposti, fui attirata in particolare da uno, dal titolo: “Se mi facessi suora?”.
Era il mese aprile e a settembre dello stesso anno entrai nella Comunità delle Figlie di San Paolo, ad Alba, casa Madre, fondate entrambe dal Beato don Giacomo Alberione e sr Tecla Merlo nel 1915.
Una sorpresa non solo per la mia famiglia ma fortemente coinvolgente per me. Ero una ragazza vivace, impegnata in Azione Cattolica, sempre pronta a dare una mano, ma non pensavo di certo a “farmi suora”.
Nel 2024 ho celebrato il cinquantesimo di professione religiosa, insieme alle mie compagne di noviziato.
La Congregazione ci ha fatto dono di andare a Malta, per gli esercizi spirituali in pellegrinaggio sui luoghi di San Paolo. È stato veramente un immergerci nella storia dell’Apostolo e nella spiritualità Paolina. Tanta emozione, tanta gratitudine.
Ripensando ai molti anni vissuti in Italia, alla possibilità di diventare giornalista professionista nei Periodici San Paolo, in particolare alla rivista “Jesus”, si è aperto un mondo in cui la mia vocazione trovava sempre più un senso profondo. Parlare di Dio, conoscere persone, le loro storie, raccontare vite, approfondire temi, appassionarmi alla realtà delle Donne nella società, nella Chiesa.
Giudicare la situazione attuale della donna nella Chiesa senza andare alle origini è un cattivo servizio alla verità.
Gesù ha rotto gli schemi del suo tempo, in cui la donna non era considerata. Il messaggio del Vangelo è chiaro, riconosce alle donne un ruolo nelle comunità cristiane e che la società invece negava. La Chiesa delle origini era formata da chiese domestiche, familiari, nelle quali era fondamentale il ruolo delle donne.

Tema, questo delle donne, che ancora oggi mi vede impegnata non per “rivendicare”, ma per sollecitare a un ritorno al Vangelo, a Gesù che sempre ha avuto rispetto, accoglienza, stima della realtà femminile.
Mentre lavoravo nella redazione di “Jesus”, dopo un convegno presso la Pro Civitate di Assisi sul tema “maschio e femmina Dio li creò”, incontrai diverse teologhe italiane: Cettina Militello, Adriana Valerio, Maria Cristina Bartolomei e altre. Proposi all’allora Direttore di dedicare uno spazio alla donna.
Nacque la rubrica “Al Femminile” (quarant’anni fa non era un termine in voga). Ho intervistato 48 donne di ogni professione. È stata un’esperienza che porto nel cuore.
A Palermo sono arrivata nel 2001, tornavo da alcuni anni vissuti in Brasile.
Non è stato indolore lasciare il giornalismo attivo e stare in libreria… portavo e porto insieme al distintivo delle Figlie di San Paolo, una penna… che mi ha aiutata a lenire le fatiche… di una realtà che è sempre dentro di me.
E poi si è fatto un nuovo spazio: nelle scuole, coi giovani sul mondo dell’educazione attraverso i vari media della comunicazione. L’incontro con autori\autrici per la presentazione di libri, nelle Libreria Paoline di corso Vittorio Emanuele, di fronte alla Cattedrale e in via Notarbartolo, accanto all’Albero Falcone. L’esperienza forte nelle carceri minorili a Caltanisetta e nella sezione femminile del Pagliarelli, nel capoluogo siciliano.
Sono suora, sono felice (una parola che ho sentito sgorgare dal cuore per il dono dei 50 anni di consacrazione)
e continuo il mio cammino con gratitudine verso la Trinità, in compagnia delle persone che incontro.
Fonte
Immagine
- Grazia Bonanno