Speciale spazio + spadoni Ottobre Missionario: Misericordia É Anche Lasciarsi Amare

Carissimi amici ed amiche della missione, quest’estate, ho accompagnato una quarantina di ragazzi a Scampia e in Albania per i campi missionari

Ognuno di loro ha lasciato la propria casa o città per andare ad incontrare i poveri dove abitano, nelle loro case o roulotte, nei rioni degradati o nei campi rom. Ancora una volta si è ripetuto “il miracolo dell’incontro” e coloro che ci accoglievano ci dicevano: “grazie per essere venuti!”.

Una ragazza racconta: «Un bambino mi ha preso per mano e mi ha fatto fare il giro del campo rom di via Carrafiello, sono passata tra l’immondizia e le pozzanghere, ho salutato gente nelle baracche, mi sono sentita amata».

Per incontrare Gesù andiamo a casa dei poveri

A volte è un pugno allo stomaco perché loro non hanno diritti, igiene, oppure sono diversamente abili.

Nella località Cupa Perillo, a Scampia, c’è un campo Rom. È il primo di Napoli nord. Lì vivono Braian, Riccardo e Cristina, rispettivamente di 6, 9 e 12 anni. La loro roulotte sta sotto il cavalcavia dell’asse mediano in uno dei posti più inquinati d’Italia.

Un giorno siamo andati a liberare un’area dai detriti di un incendio dell’aprile scorso ed alla fine della mattinata sentivamo un malessere generale per quello che avevamo respirato. I bambini non hanno documenti, non hanno casa e nemmeno un luogo dove giocare eppure sono pieni di sogni, passioni e voglia di vivere. Forse è per questo motivo che da anni i nostri ragazzi continuano a venire qui.

In Albania abbiamo vissuto un viaggio che va oltre i confini geografici e culturali del nostro Paese.

Eravamo in 21 e prima di arrivare a Gur i Zi, un paesino a 6 km da Scutari, abbiamo attraversato quattro frontiere: Slovenia, Croazia, Bosnia e Montenegro. La piccola comunità che si è formata era mossa da un amore reciproco.

Per 20 giorni abbiamo condiviso tavola, chiacchierate e momenti di allegria. Non è mancato il gioco, la preghiera e la festa. L’amicizia nata tra di noi, che non ci conoscevamo, aveva il sapore della comunione.

Il servizio missionario ci ha visto coinvolti era presso la casa delle suore di Madre Teresa di Scutari. 8 suore al servizio di 57 malate psichiatriche. Il nostro aiuto consisteva nello stare in compagnia con le bambine (chiamate così dalle suore), lavare i panni, pulire i pavimenti oppure far da mangiare.

Le suore ci chiedevano di fare confusione, animare quella comunità, vivere in allegria: “you can do everything you want!”. «Potete fare ciò che volete, con gioia e senza costrizione» ci aveva suggerito suor Ian Miriam all’inizio.

Ciò che in Italia non è abituale, ovvero assistere persone disabili molto gravi, in Albania è possibile. Nessuno di noi aveva fatto prima questo genere di servizio, eppure l’incontro con le ospiti è stato la gioia più grande, non solo per la scoperta che ce la potevamo fare ma soprattutto per l’amore ricevuto.

“Diana, Sultana e Ola non possono parlare né camminare ma hanno il potere di cambiare me” dice Benjamin.

Stare presso le suore per noi ha voluto dire: “imparare ad amare”

Lo si vedeva dalle loro ciabatte, dal loro raccoglimento davanti al Santissimo, dai sorrisi, dalle mani.

I ragazzi si sono messi in gioco ed hanno saputo stare accanto ai disabili tenendo loro la mano. Le suore credevano che come gruppo ci conoscessimo da tempo…

Il dono più grande ricevuto in quei giorni è stata la presenza di Genta e Xohana, due ragazze albanesi, che ci hanno permesso di entrare nel cuore del loro popolo portando con sé il carattere solare, profondo e accogliente dell’Albania.

Com’è andato il campo estivo?

«Sono i più poveri a dare di più. Ciò che ho vissuto in questo campo è l’esperienza di sentirmi amata».

 

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  • Carlo Maria Salvadori

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SEC 2024-2025
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