Spazio Spadoni, misericordia che guarda all’oggi e progetta per il domani

Uno sguardo attento alle missioni e ai progetti di misericordia nei luoghi più poveri e remoti del mondo: questo è l’obiettivo principale che Spazio Spadoni ha dato se stesso

Una realtà plurale e condivisa, che nasce dall’idea del suo fondatore, Luigi Cesare Spadoni, che abbiamo intervistato.

Piuttosto refrattario ai microfoni, nelle foto pubbliche di solito lo si vede in un angolo. Non è che il creatore di Spazio Spadoni è esattamente un cliente facile per un intervistatore.

Ma superata la refrattarietà iniziale, si è aperto a una serie di considerazioni interessanti, che spiegano abbastanza bene perché è importante coniugare compassione (nel senso latino del termine), educazione e senso di vicinanza agli altri esseri umani.

11 September 2020, Spazio Spadoni è nato

‘L’idea – ci racconta Spadoni – era nella mia mente da molti anni, ma ho dovuto aspettare le condizioni giuste da tanti punti di vista per poterla realizzare.

Ha preso forma anche nel tempo. L’impulso era la missione e l’amore per il movimento delle Misericordie.

Il mondo delle missioni ha sempre fatto parte della mia vita, fin da quando avevo 16 anni e volevo andare al Mato Grosso (in Brasile, ndr) e non mi hanno mandato”.

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Le missioni seguite da Spazio Spadoni:

“Le missioni che seguiamo sono figlie di precedenti rapporti, ma i progetti che concepiamo sono tutti nuovi, nel senso che abbiamo cercato soprattutto congregazioni femminili che hanno grande difficoltà a mantenersi, perché forse non hanno grandi rapporti con occidentali, sono autoctoni, nascono nel villaggio e spesso muoiono anche nel villaggio”.

Nell’immaginario comune, e certamente in quello di chi scrive, la realtà missionaria nei luoghi più poveri del mondo ha origine da grandi congregazioni del mondo occidentale che a un certo punto della loro storia decidono di dedicare una parte delle loro energie a ciò che Gesù comandato (Mt 28-19).

Ma in realtà una parte considerevole dell’apostolato evangelico ha carattere locale, ed è dedicata ai bisognosi di un determinato territorio. E Spazio Spadoni intende dedicarsi a loro.

“Contatti e progetti si sviluppano attraverso il dialogo con la Conferenza episcopale locale, ma alcune congregazioni le abbiamo trovate con conoscenza, perché possono essere espressioni diocesane e talvolta hanno solo una linea telefonica”.

La recente scelta di papa Francesco di 20 nuovi cardinali suggerisce qualcosa su quanto l’attenzione alle comunità cattoliche più remote debba essere considerata una priorità per l’ecclesia dei credenti.

“I progetti – racconta Luigi Spadoni – nascono da uno studio del contesto in cui opera la missione: è fondamentale non solo capire quali sono le cose che servono, ma anche quali sono le possibilità di autosostentamento dell’iniziativa.

Per capirci questo: non si fa il pane dove si mangia il riso o dove si vendono dieci chili di pane bisogna fare 50 chilometri in jeep.

Per ogni missione, quindi, identifichiamo ciò che è necessario ma soprattutto ciò che può portare frutto nel tempo.

Elaboriamo un primo progetto e lo valutiamo in cinque anni, il tempo necessario per farlo decollare: gli aiuti immediati rischiano il fallimento, quindi è importante valutarne la crescita nel medio termine’.

Da un lato i progetti in loco, dall’altro la fervente attività culturale in Italia. Sia in termini di incontri e convegni, sia in termini di formazione.

«È proprio la formazione che manca in molti casi», spiega la nostra intervistata, «una ragazza si fa suora, e resta nel villaggio in cui è nata e in cui lavora. In media, per le congregazioni con cui abbiamo rapporti, circa 80, le suore che sono venute in Europa per studiare non sono l’1%. Quelli che hanno frequentato corsi universitari o para-universitari nel proprio Paese sono il 2%. Inoltre, ci sono il 20% delle suore che hanno frequentato la scuola secondaria.

Per questo non facciamo adozioni di bambini: facciamo ‘adozioni’ di suore. Perché la suora è un moltiplicatore.

Gli incontri in Italia, invece, sono volti a diffondere la consapevolezza della formazione ea mettere al centro la suora e il suo cammino”.

Spazio Spadoni Obiettivo: far crescere 72 progetti

Ci sono 42 progetti esistenti, ma Spazio Spadonil’obiettivo è 72.

Numero di grande significato simbolico, per il credente: sono infatti 72 i discepoli che Gesù manda in missione nel mondo (Lc 10-1)

Progetti di grande concretezza: il 30% dei progetti riguarda la panificazione, con il 30% del prodotto venduto per autosostegno, il 40% devoluto ai bisognosi e il resto alimentando la missione stessa.

Ma altri progetti riguardano l’acquacoltura (principalmente carpe), la produzione di miele e la tessitura.

“L’uncinetto, più che altri progetti simili, ha una duplice funzione: da un lato quella di cui abbiamo parlato, e dall’altro quella di far entrare in quel contesto sociale le persone più deboli e più a rischio, come le giovani donne, fare qualcosa di utile ed educativo.

Per aiutare lo Spazio Spadoni? Adottare una suora è la strada maestra. Ma non è solo una questione di aiuto economico: si tratta di seguire la sua formazione. Perché come accennato, la suora è in alcune zone del mondo un moltiplicatore.

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Fonte:

Spazio Spadoni

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