“Si svuota il granaio e si riempiono i campi”

Dall’Emilia Romagna, la storia delle tre sorelle Chiletti e della loro scelta di vita consacrata e missionaria

Il frutto non cade mai lontano dall’albero. E chi viene dal mondo contadino lo sa più di tutti, come nella famiglia Chiletti, di Fiorano Modenese, dove è tutt’altro che un modo di dire.

Tra dieci figli, Anna, Rosa ed Agnese hanno scelto la vita missionaria: tutte e tre, a distanza di qualche anno, nella Congregazione delle Missionarie di Maria, fondata nel 1945 da Giacomo Spagnolo e da Celestina Bottego.

«Solo Dio sa il perché», dice Rosa, 86 anni, di cui 36 negli USA tra i bisognosi e gli anziani di Boston ed Harlem e che oggi, nella Casa madre di Parma, custodisce nel cuore.
Ma poi parla di un quotidiano scandito dalla testimonianza dei genitori e di una porta sempre aperta.

«La famiglia è stata il luogo di fede e di formazione al senso dell’altro», aggiunge la più piccola, Agnese, 74 anni, che prima di arrivare a Cava de’ Tirreni, a Salerno, è stata 14 anni in Sierra Leone, 5 in Cina e 12 in Thailandia, compreso un sequestro di 56 giorni nel 1995 ad opera dei ribelli del RUF.

Poche teorie e «un insegnamento di vita pratico», continua la saveriana. «Piccoli gesti che hanno inciso fortemente in ciascuno di noi, come non servirsi per primi a tavola, condividere una caramella, cercare un accordo dopo una baruffa, dare ristoro ai poveri, sollevare qualcuno da un peso».

Anna, la seconda dei dieci figli e la prima ad entrare in Istituto, è deceduta nel 2012 per una leucemia fulminante in Brasile, dove viveva dal 1957. Aveva 18 anni quando ha lasciato la sua casa, dove «ogni sera si recitavano insieme le preghiere per le missioni». Erano tutti iscritti all’Infanzia missionaria.

La sua tomba in Paranà parla di «una fedeltà e di un amore» che Dio ha seminato nella semplicità, come ricorda Rosa: «non era
facile ma era vita reale, vissuta nel rispetto vicendevole tra genitori, fratelli, cugini, zii e nonni».

Di questo contesto colmo di valori, Agnese ricorda «mamma Luigia che si privava dei fagioli in un minestrone già povero e la maestra che invitava ad usare il pronome possessivo “nostro” anziché “mio”».

Le sorelle Chiletti, missionarie «a cui nessuno fece mai pesare la scelta fatta», nel dopoguerra erano «braccia tolte al lavoro agricolo» ma, come conclude Rosa, «si svuota il granaio e si riempiono i campi», perché dove si semina con abbondanza «la vita si moltiplica».

(Loredana Brigante, Popoli e Missione)

Fonte

  • Popoli e Missione, maggio 2021, p. 21

Immagine

  • Foto di famiglia (inviata da sr. Agnese Chiletti)
SEC 2024-2025
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