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Santo del giorno per l’8 febbraio: Sant’Onchu

Oggi abbiamo deciso di volare lontano verso le sterminate lande irlandesi, al guado di una leggenda con Sant’Onchu

Quando si sogna l’Irlanda, ecco che al fruscio di foglioline e trifogli si smuovono solerti e fuggitivi i passetti di un elfo colore verdognolo.

Ti guarda affettuoso e ti implora di rispettare tutto ciò che la Natura ci riserva.

Non per caso, San Patrizio, l’arcinoto Santo Irlandese, con un trifoglio ha rappresentato la santissima trinità.

Sant’Onchu non è quasi per nulla conosciuto ma qualche volta il gusto del mistero ci fa calare la testa su polverosi libri, centellinando quei pochi e minuti aneddoti flash, che si possono mettere insieme.

Quando nasce l’agiografia che menziona Sant’Onchu?

Più o meno dal medioevo nasce la rincorsa della Chiesa Irlandese verso la Chiesa cattolica romana che invero riuscì ad unificare i vari calendari dei santi solo più recentemente, a partire dal Concilio Vaticano II.

Si sa, con le famiglie nobili si pullulava di cappelle votive, esigenze devozionali di nidiata ma mai presero vigore tali usanze oltre un certo raggio d’espansione.

E poi, alla fine, quando c’erano bisogni della liturgia funebre, qualche commemorazione tornava utile, addolciva la perdita.

Una chiesa elitaria che prese piede nelle comunità apostoliche solo col discernimento che viene con la fede, e di cui abbiamo nuovamente bisogno per il rinnovamento di cui tanti auspicano.

In particolare, fu un altro Santo Irlandese, ignoto ai più ma molto studiato e ricercato, Sant’Oengus Mac Oengobann a comporre un’agiografia come vera e propria vocazione di vita e nello stile irlandese!

Sembra quasi di fare un salto non troppo lontano nel clan scozzese dei MacDonald da Zio Paperone e tutta l’allegra masnada.

Si pensa sia un eremita di tradizione ascetica che passò quasi tutto il suo tempo a comporre un’agiografia, di cui ne abbiamo i residuati storici in antico irlandese, per la sua terra natia, la magica Irlanda!

L’Irlanda dei poeti fa di Sant’Onchu, nipote di un poeta, il misterioso Santo poeta

Chi non ha mai letto un poeta irlandese?

La poesia è una bella maniera di coinvolgere sentimenti, pensieri e preghiera in una bomba ad orologeria cosmica!

Non stiamo scherzando ma spesso la contemplazione vera si nutre di incanto estatico e questo non riesce ad avere parole, altro linguaggio, se non il verbo poetico.

Anche nella Bibbia i testi poetici rappresentano una sintesi di come la fede, al suo stadio primordiale, nutra la mente, la bocca ed il cuore.

Gesù stesso pregava i Salmi e prima della sua venuta e manifestazione, la meditazione del mistero aveva come base i testi sacri, spesso scritti in un linguaggio rabbinico richiedente una conoscenza sapiente.

Immaginiamo, allora, come Onchu, erede di un patrimonio culturale, dalle altisonanti  influenze celtiche e non poco poetiche, coltivasse un amore del sacro quasi riverente, melodioso come il tintinnio della pioggia su steppe verdeggianti.

Si racconta che Onchu collezionava reliquie di santi ed aveva tra i suoi argomenti di dibattito il Cristo.

E ci riferiamo ad una Chiesa lontana, perennemente in crisi identitaria, molto promettente per la cultura dell’incontro e del dialogo.

Il sincretismo che ha messo in crisi i missionari dall’Irlanda di Onchu all’Africa di Comboni

Un missionario sa bene che il porto  sconosciuto che incontra merita devozione e rispetto.

Uno stomaco di un missionario santo sa fare incetta di ogni sorta di cibi, manicaretti incomprensibili per una cultura, normali per l’altra.

Mission di Spazio Spadoni ha come vocazione santa questo tipo di appello che travalica ogni confine e non ha preferenze di santi.

Attraversa le isole più devastate e sconosciute per trovarvi l’America vera e questo rispettando lo stile locale, indigeno.

Invochiamo con questo sonetto agiografico di Sant’Oengus, l’aiuto dei santi irlandesi, tra cui Sant’Onchu, e dei diversi santi locali indigeni, affinché ci aiutino ad andare ammaestrandoci oltre frontiera, ma senza confini.

“Il potere del mondo è una menzogna per chiunque a cui sia dimora; tutto il potere è questo: il grande amore per il figlio di Maria”. (Dall’agiografia di Sant’Oengus)

Il regno di Dio non ha confini e di mappe geo-politiche non ne ha bisogno ma anche i Santi sono fieri, di generazione in generazione, di discendenza in discendenza, dell’abbraccio di Gesù.

Suor Ines Carlone Figlie di Maria Missionarie

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Fonte dell’articolo:

Unione Romana biblioteche ecclesiastiche

 

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