Santo del giorno 23 novembre: San Colombano Abate

Storia di San Colombano: nacque in Irlanda tra il 525 e il 543. Di famiglia benestante, educato in casa grazie a maestri privati, fu allevato secondo le regole tipiche del ceto familiare.

Tutto era regolare, finché verso i quindici anni si recò da una donna reclusa, in fama di santità, per chiederle cosa fare della sua vita.

Fu lei ad indicargli la strada per il monastero, percependo in lui una solida spiritualità.

Tornato in patria, soppesò la questione e prese la ferma decisione di lasciare la casa e il tenore di vita, recandosi al monastero di Clain-Inis, guidato dall’abate Sinell.

Colombano: La scelta del monastero

Si dedicò alla preghiera e allo studio della Scrittura e dei Padri della Chiesa, lasciandosi affascinare da ciò che andava scoprendo.

Il tempo, però, lo ha aiutato a capire che doveva allontanarsi da lì perché la famiglia e gli amici lo disturbavano con le loro frequenti visite.

Così si trasferì a nord, nel monastero di Bangor, guidato dall’austero governo dell’abate Comgallo.

Qui trovò il suo posto, tanto da essere ben presto indicato come Maestro dei Novizi, finché decise di partire come ‘missionario’ nell’Europa centrale, dove la fede stava nuovamente cedendo il passo al paganesimo.

Il monastero di Luxeuil

Partì con dodici monaci e si diresse verso la Gallia, dove sbarcò nel 588.

Ricevuto il permesso dal re di Borgogna, Gontranno, fondò un monastero nei pressi di Annegray.

Era un’antica e diroccata fortezza romana, all’interno del bosco, come garanzia di pace e tranquillità, e allo stesso tempo un buon punto di partenza per andare ad evangelizzare, oltre che accogliere coloro che si erano accorti di questa nuova presenza.

L’arrivo di nuovi monaci portò alla costruzione di altri due monasteri: uno a Luxeuil e l’altro a Fontaine.

L’abate fondatore: Colombano

Giona di Bobbio, monaco entrato in monastero tre anni dopo la morte dell’abate e segretario dei primi due abati successori, fu incaricato di scrivere la biografia del santo.

È lui a portarci – tra leggenda e storia – alcuni tratti dell’abate fondatore.

Un giorno, riferisce Giona, poiché Colombano doveva scrivere la Regola per i monaci degli ormai tre monasteri, si ritirò in una grotta. A sera, però, è tornato un orso con la sua preda: i due si sono guardati attentamente.

L’orso lo osservò, mangiò la sua preda e se ne andò, lasciando Colombano da solo a riposare.

Questo mostra come il santo abate fosse ora tutt’uno con la natura.

Scrisse la Regola dei monaci e la Regola di casa; alcuni particolari danno un’idea della rigidità della vita monastica.

Se qualcuno dice “mio” o “tuo” su un oggetto, sei colpi di bastone; se qualcuno non rispondeva Amen in coro, trenta colpi… Riflessioni del tempo.

Ma certamente una regola impegnativa.

Il rifiuto di Colombano e La malvagità di Brunechilde

La regina, madre del re Teodorico, non permise al figlio di sposarsi perché voleva tenersi il potere per sé.

Tuttavia, ha permesso a suo figlio di avere tutte le donne che voleva….

La gente non sopportava più la regina madre, ma nessuno sapeva come comportarsi con lei.

Anche il vescovo di Vienna non sapeva come risolvere la questione e, spazientito, andò a chiedere consiglio a Colombano, portando con sé i due figli illegittimi del re, chiedendo all’abate di benedirli: così avrebbe legittimato davanti a tutti una situazione insostenibile.

Ma Colombano si oppose e la regina madre, da parte sua, decretò che nessuno potesse entrare o uscire dal monastero.

Il re cercò anche di far sì che i suoi figli potessero ricevere una benedizione, portando doni in abbondanza: entrò addirittura nel refettorio, violando così la clausura.

Cacciata dai monaci, la regina Brunechilde fece bandire dal re Colombano ei suoi monaci dal suo regno.

L’arrivo di Colombano a Bregenz

Vista la situazione, Colombano lasciò la terra e intraprese il viaggio verso Roma, anche se, alla morte del re e della regina madre, il suo successore chiese a Colombano di tornare: ma questi rifiutò.

Quando arrivarono a Bregenz, un prete offrì ai monaci una chiesa vicino al Lago di Costanza: la sistemarono e costruirono il chiosco.

Bregenz divenne gradualmente un secondo Luxeuil.

Colombano nutriva ancora il desiderio di arrivare a Roma.

Lasciò quindi Gallo, uno dei dodici monaci che partirono con lui per Bregenz, dove svolse un’intensa opera di evangelizzazione, tanto che la zona prese il nome di San Gallo.

Giunse intanto nei pressi di Bobbio, dove fu accolto e costruì il monastero più imponente che avesse mai costruito.

Qui fondò la biblioteca più importante d’Italia.

Morì il 23 novembre 615. Le sue reliquie riposano nella cripta della basilica a lui dedicata, ed è patrono della diocesi e della città di Piacenza.

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Fonte:

Notizie dal Vaticano

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