
Quell’amore non ha più cessato di inondare la mia vita
Ribaltando l’idea che noi siamo quelli bravi e quelli buoni, raccontiamo in questa rubrica quando siamo stati “misericordiati”
Perché solo scoprendo l’amore, possiamo restituirlo. Oltre a compiere le opere di misericordia, infatti, bisogna imparare a riceverle e a riconoscerle
(di Ivano Lanzafame)
Il silenzio di Dio nella nostra vita è segno della Sua immensa fiducia nei nostri confronti. Perché aspetta pazientemente una nostra risposta al Suo amore. Così ha detto qualche giorno fa Sua Eminenza Cardinale Kurt Koch, Prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, venuto a Battipaglia per un evento. Ed è vero, ve lo posso testimoniare.
Ai tempi dell’università, ero un giovane come tanti: curioso e aperto al mondo; desideroso di tuffarsi nella vita; incurante di quel pizzico di nostalgia per un passato fatto di certezze.
La ricerca della mia identità e del mio posto nel mondo, però, mi hanno spinto verso sentieri tortuosi e, senza accorgermene, mi sono lasciato svuotare da quello che invece sembrava appagare gli altri. Dopo pochi anni, allo specchio vedevo un estraneo, avvilito da un divertimento sterile, turbato anziché rassicurato dal “così fan tutti”.
Dentro di me, però, cresceva sempre più forte la voglia, talvolta angosciante, di un “di più” a cui non sapevo dare ancora un nome.
Quella voglia mi ha dato il coraggio di fare un viaggio, da solo, in giro per l’Europa per un mese intero alla ricerca della bellezza e di quell’essenziale che avevo perso.
Durante quella parentesi avventurosa ho cominciato a sentire la sete (un richiamo?) di cose soprannaturali e decisi di allungare di qualche giorno il mio viaggio facendo tappa a… Lourdes!
Così, davanti a quella grotta, nel silenzio di una contemplazione senza tempo,
ho sentito un sussurro inequivocabile, la certezza che da quel momento iniziava una fase nuova della mia vita. Adesso sapevo cosa cercare: Dio!
L’anno dopo, in Tanzania, presso la missione diocesana di Catania, la mia città di origine, ho vissuta un’altra tappa della mia conversione. Grazie a quel periodo di servizio e di vita piena fatta di gioie semplici e di contatto con la povertà, la mia preghiera era divenuta più profonda, come un dialogo intimo in cui ad ogni mia domanda, però, la risposta era sempre la stessa: “Io ti amo! Io mi fido di te!”.
Era l’anno del Giubileo del 2000 e quell’Amore non ha più cessato di riempire, inondare, travolgere la mia vita: al punto che ho dovuto in ogni modo condividerlo con gli altri.
Inizialmente proprio con i miei ex “compagni di merenda”, scioccati dal mio cambiamento. E via via fin qui, da 25 anni, attraverso 3 meravigliosi anni di servizio nel Movimento Giovanile Missionario delle Pontificie Opere Missionarie.
E poi in famiglia, al lavoro, con gli amici, nel servizio agli ammalati.
Senza più paura del silenzio, senza mai staccarmi dalla fonte dell’Amore per mezzo dei sacramenti e della preghiera quotidiana del Santo Rosario.