Pasqua di Resurrezione – La Resurrezione di Gesù, Fondamento Della Fede

Letture: At 10, 34.37-43; Col 3,1-4 (1 Cor 5,6-8); Gv 20, 1-9

La Resurrezione di Gesù, nucleo della Fede

La resurrezione di Gesù è il fulcro della storia, l’evento centrale della nostra fede. È il “segno” unico dato da Gesù (Mt 16,4) che quell’uomo morto trucidato su di una croce non era uno dei tanti derelitti della vicenda umana, ma Dio stesso che si caricava del limite del mondo per annientarlo e donarci la sua stessa vita divina. Ecco perché è il “kèrigma”, il nucleo della fede cristiana. Ecco perché la Pasqua è la festa cristiana fondamentale! Paolo lo sottolinea con forza estrema: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1 Cor 15,3-22). La testimonianza di Gesù Risorto è lo scopo della predicazione di tutta la Chiesa primitiva: l’apostolo deve essere il “testimone della sua resurrezione” (At 1,22; 4,33). Il grande annuncio di Pietro e di tutti gli Apostoli è proprio che “Gesù di Nazaret… che voi avete inchiodato sulla croce… e avete ucciso…, Dio lo ha risuscitato” (At 2,22-36; cfr 3,14-15. 26; 4,10; 5,30; 10,40-41). Così Paolo “annunziava Gesù e la resurrezione” (At 17,18), definendola la “prova sicura” (At 17,31) della Signoria di Cristo (cfr At 13,30-37; Rm 1,4…).

La Resurrezione di Gesù, fondamento della Fede

Per coloro che già credono in Dio per un cammino filosofico, la risurrezione di Gesù rappresenterà la conferma che egli è veramente Figlio di Dio (e sarà il procedimento della scuola di Alessandria d’Egitto, dalla fine del II secolo); per altri, l’esperienza di un uomo che, risorgendo, vince la morte, e si dimostra quindi più forte della natura, quindi soprannaturale, e quindi Dio, sarà il modo di arrivare a credere all’esistenza di Dio, oltre che alla divinità di Gesù Cristo (come proporrà la “via storica” della scuola di Antiochia di Siria, dal III secolo).

Tutte gli uomini di tutti i tempi sono chiamati a confrontarsi con la testimonianza apostolica: di quegli Apostoli che, pavidi e sconfitti dopo la morte di Gesù (Gv 21,19), dopo l’incontro con il Risorto escono ad annunciare al mondo la loro sconvolgente esperienza fino a pagare con la vita la loro affermazione. I cristiani sono coloro che li ritengono credibili e veritieri: accettano la loro deposizione, testimonianza di molti ed in circostanze diverse, ritenendola di persone serene ed equilibrate, uomini semplici e concreti, ben lontani dal potersi inventare speculazioni del genere, che non si vergognano di dire che essi stessi per primi han dubitato, che non si preoccupano di comporre le numerose discordanze che su particolari secondari degli eventi pasquali si riscontrano nei Vangeli (come avrebbe invece fatto chi avesse voluto inventare una storia simile), che non ci hanno guadagnato nulla dalla loro attestazione, anzi che hanno suggellato nel sangue la loro parola. I cristiani sono coloro che accolgono il loro annuncio, ma che soprattutto poi cambiano la loro vita, inserendola in quella del Risorto.

La Resurrezione di Gesù, vittoria definitiva sulla morte

Nel trionfo della resurrezione del Signore, è stata annientato per sempre il male, il dolore, la morte: per la sua resurrezione siamo introdotti in un “nuovo cielo e una nuova terra”, in cui “non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno” (Ap 21,1-6). Ma soprattutto si è realizzato per noi un evento ancora più grande: addirittura siamo diventati “partecipi della natura divina” (2 Pt 1,4; cfr Rm 8,29-30; 1 Gv 3,2), ricevendo “l’adozione a figli” (Gal 4,5; Ef 1,5), fatti “figli … ed eredi” (Rm 8,17)! Ormai per noi in Cristo Risorto si è compiuto il progetto creazionale, e viviamo della vita stessa di Dio! Qui le nostre povere parole tacciono, e solo la contemplazione nello Spirito Santo può in qualche misura introdurci in un così stupendo e gioioso mistero.

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Fonte

SEC 2024-2025
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