
Omaggio a tutte le donne del mondo
Anche il giorno successivo alla Festa della donna, il pensiero va a tutte le donne del mondo e, in particolare, a quelle del Kivu
(di Teresina Caffi)
Omaggio a tutte le donne del mondo!
Specialmente a coloro che soffrono più in questo tempo!
Non quelle di successo, non quelle riuscite,
ma quelle perdenti, quelle calpestate.
Quelle che si alzano quand’è ancora buio per andare nei campi.
Quelle che vivono commerciando una bacinella di pomodori
o di manghi,
risparmiando ogni centesimo,
affinché si mangi una volta al giorno,
non si perda il piccolo capitale e ne avanzi qualcosa per l’affitto.
Fino alla malattia di un figlio, quando tutto scomparirà al dispensario.
Omaggio a queste donne
che vanno allora ai porti o alle dogane con la loro corda,
cercando un peso più grande di loro da portare sulle spalle,
a un prezzo inferiore rispetto alle camionette.
Omaggio alle donne dalla bellezza imbrattata di farina,
di carbone, di sangue d’animali, di fatica,
in nome dell’amore ai figli.
Più ancora, in questi tempi di guerra,
in questo est della Repubblica Democratica del Congo,
omaggio alle donne aggredite da soldati fatti di droga
che dimenticando d’aver una madre, una sposa, delle sorelle
le prendono come trofeo da violare in gruppo,
spesso davanti a figli e marito.
E nessun modo di rifiutare.
Omaggio a queste donne umiliate
e poi abbandonate dai mariti.
Omaggio alle donne che han potuto rifiutare e sono state uccise,
beate Anuarite laiche senza nome né gloria.
Omaggio alle donne fuggite con i figli nei campi profughi
sotto teli di fortuna, nel fango o nella polvere,
osando uscire e rischiando ancora in nome dei loro figli affamati.
Omaggio alle donne che, con la loro famiglia,
tendono la mano ad altre donne, perché ne sanno il dolore.
Omaggio alle donne che ancora la domenica, pregando, sanno danzare,
per la loro incrollabile fiducia in un Dio che le ama.
Omaggio alle donne del mondo intero che cantano con la loro vita, senza stancarsi,
il canto del dono di sé perché il mondo viva.
Fonte dell’articolo e immagini
Immagine
- Foto di don Paolo Malerba