Natale | “La misericordia vissuta” secondo Padre Piumatti
Dai diari di p. Piumatti, fd di Pinerolo e missionario nel Nord Kivu per 50 anni. Raccontare l’Africa e restituirle la parola è un gesto di misericordia verso di essa
Natale…
Una piccola parola magica che fa scattare la fantasia, il cuore, e alimenta la fede.
Un regalo, la famiglia, la messa-di-mezzanotte, la neve:
un messaggio, un augurio, un biglietto, una frase:
Natale con i tuoi – stare insieme – Dio con noi
ti son vicino – mi manchi … vorrei averti vicino.
Sogni, sentimenti e valori che si mescolano e convivono bene.
Voglia di… tantissime cose, quelle possibili. Che ci fan piacere.
Non parlo di luminarie senza misura e senza senso: alberi che restan
freddi anche se hanno mille lampadine; non parlo neppure di cenoni senza fame,
neanche di pontificali carichi di incenso e candele…
Ma parlo di cose semplici, quelle che neppure Gesù disdegnò: il vino
a Cana, il pranzetto da Marta e Maria.
Sì, voglia di tutto questo ce l’abbiamo, anche qua nella foresta del
Congo, come ce l’avete voi a Modica, a Pinerolo, a Torino.
E perché dovremmo esser diversi?
Ci piacerebbero; ma oggi per noi è difficile: difficile averle, difficile quindi offrirle ai nostri cari qui a Muhanga.
Anche questo non ci sembra giusto.
E mi chiedo: colpa, anche questa, della maledetta guerra?
Comunque Lui è quà: sappiamo che sceglie ancora di stare ai margini come nella stalla di Betlemme. Non so bene se Lui voleva nascere là, questo proprio non lo so; ma so che quel mondo fatto com’era, Gli ha lasciato solo quello spazio.
Certamente sono stati molto contenti quei guardiani di pecore.
Anche noi oggi siamo contenti, perché c’è lo sentiamo particolarmente vicino.
Lui sceglie sicuramente di vivere con l’uomo, con voi, con noi.
Ma i luoghi, i momenti… è il mondo che l’impone, e sappiamo anche che questi luoghi e questi momenti non sono come Lui vorrebbe.
Certamente non voleva la stalla, non voleva il bue e l’asinello, anche se fanno poesia e tenerezza… nel presepio.
Come non vuole le nostre strade infangate, non vuole i piedi nudi di questi splendidi bambini, non vuole le capanne che fanno acqua dal tetto anche stanotte.
E allora ci guardiamo attorno:
Vediamo Elia, Almarosa ed Andrea: é da anni che fan questa scelta, scelgono di passare il Natale con la gente di Muhanga; e domani
arriveranno anche Piero e Cristiana, Karel e Ursula.
Pensiamo a Betlemme, quella sera: Maria, non era che una ragazzina, e Giuseppe suo marito, giovane falegname.
Fuori casa, e lei stava per partorire. Anch’essi con la voglia di sensazioni semplici, piccole, calde, giuste.
Qualcosa di più…
la cenetta in una casa lì vicino, con qualche amico i bei salmi cantati, sorridendo, nella sinagoga del paese, con le preghiere,
un po’ di calore, un po’ di attenzione…
Invece per loro non ce n’era, non c’era posto, e sono stati soli
loro due lì, nella stalla, con quel bambino in braccio. Soli.
Perché?
Dio parla così?
Fonte dell’articolo e immagini
- Padre Giovanni Piumatti, Fiori selvaggi… profumo d’Africa, pp. 20-21