N come Natura

Che lingua “parlano” i missionari? Il loro è un alfabeto di misericordia, con lettere che ridanno vita alle parole e generano opere

Quando vado in un posto nuovo, le prime cose che mi colpiscono sono l’ambiente e la natura che lo circonda.

Se poi vai in Africa, per la prima volta, ti accorgi che è tutto diverso dal piccolo paese dove tu sei nato.

E allora comincia a fare l’esploratore, a meravigliarti di tutto quello che vedi.

Poi, se vieni destinato a una missione, il tuo luogo di servizio, ti accorgi che ci sono tante cose da conoscere.

Essendo stato destinato al CONGO RDC, nella Regione del Kivu (quella dei grandi laghi), sono capitato a Baraka ( che vuol dire benedizione ed era il luogo dove i mercanti arabi radunavano gli schiavi per poi portarli in Tanzania e infine in Arabia).

Siamo sulle sponde del lago Tanganika (650 km. di lunghezza, 40 di larghezza e 1,5 d profondità). E’ ricchissimo di pesci, dal più piccolo (lo ndagala) al più grande (1,5 m.) chiamato “capitaine”.

Naturalmente non ero là per fare il turista, ma il missionario e metà della nostra parrocchia (130 km.) era dall’altra parte del lago (nella penisola dell’Ubwari) e quindi bisognava utilizzare un battellino per andare a trovare i cristiani.

Anche se venivo dalle colline del monte Rosa e non sapevo nuotare, ho dovuto fare buon viso a cattiva sorte. Farmi il primo viaggio (safari) sul lago, insieme a due giovani (i conduttori del battellino) e costeggiare tutta la penisola fino al confine di regione (130 km.).

Ma ne è valsa la pena, ve l’assicuro.

La prima cosa bella, oltre al contatto con la gente, era il paesaggio: spiagge bellissime e silenziose, acqua pulita, tanta vegetazione e orizzonti immensi. Vedere il sole nascere e tramontare sul lago e la luna che prendeva il suo posto era qualcosa di speciale. Naturalmente c’erano dei disturbatori acquatici: coccodrilli e ippopotami.

In un viaggio di ritorno, il sole stava tramontando; era rosso (forse per la fatica di aver lavorato tutto il giorno) e piano piano arrivava la luna. Dopo poco, i suoi raggi argentati facevano luccicare le acque del lago e come per incanto, tutti i pesci vennero a galla e si misero a saltare come se fosse una festa. Qualcosa di speciale, di inimmaginabile, ma che ti rimane per sempre.

Si aggiungono il riposo sulla sabbia delle spiagge, le onde che si infrangono sugli scogli e il silenzio, rotto da qualche canto dei pescatori.

Tutte cose che ti si offrono gratis, quasi un grazie per il lavoro che tu fai per loro.

E il medesimo panorama, lo contempli da lontano quando sali sulle montagne della parrocchia. Soprattutto alla sera, ti riempi gli occhi con il tramonto del sole e al risveglio lo vedi che ritorna tutto allegro per illuminare il nuovo giorno.

Naturalmente, in questa natura ci sono tante avventure da ricordare: il passaggio del fiume con il fuoristrada con il rischio di finire nel lago; i ponti dove spesso mancano le travi e ti trovi solo due binari in ferro; il restare impantanato durante la stagione delle piogge…

E infine, vedi che anche in quelle situazioni che sembrano complicate e quasi impossibili da risolvere, arriva sempre qualcuno che ti dà una mano per uscirne (magari tutto sporco di fango dopo ore di lavoro).

Ci vuole pazienza. Se non si arriva oggi, lo si potrà fare domani. L’importante è camminare.

Il giorno è nelle nostre mani e la natura che ci circonda ci mette in contatto con chi l’ha creata e magari, vedendo tutti i nostri sforzi, non si dimentica di mandare qualche angelo come “pronto soccorso”…

Fonte

  • P. Oliviero Ferro

Immagine

SEC 2024-2025
Potrebbe piacerti anche