Misericordia e… DEBITO

Una nuova rubrica per approfondire alcune tematiche mondiali alla luce del Giubileo, declinando la parola “misericordia”

Quella sera i miei occhi si sgranarono davanti alla TV. Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, prese in mano un microfono e cantò. Era stato invitato come ospite alla seconda serata del Festival di Sanremo nel febbraio 2000 e pochi secondi dopo l’inizio dell’esibizione ebbi la certezza di trovarmi di fronte a qualcosa di totalmente inatteso. Io e milioni di italiani ascoltammo la canzone, si intitolava Cancella il debito.

Il testo chiedeva un passo storico: la cancellazione del debito estero dei Paesi del sud del mondo, sfruttati dalla parte industrializzata del pianeta. Non c’era poesia; le parole erano quasi un pezzo giornalistico: «L’economia dei paesi nei quali vivono è schiacciata / da un debito estero talmente grande / che non rimane neanche un soldo / da spendere per lo sviluppo delle cose basilari: / la salute, l’educazione. / L’unica risorsa che resta alla popolazione / è l’emigrazione verso i paesi più ricchi / e poi la storia la conosciamo e sappiamo / spesso come va a finire…».

L’anno non era uno qualsiasi. Da poco più di un mese, il Santo Padre aveva aperto in San Pietro la Porta Santa, dando inizio al Grande Giubileo dell’Anno 2000. Altro personaggio della canzone, il Papa: «Anche Giovanni Paolo II, Papa Wojtyla, / ha espresso il suo appoggio per Jubilee 2000 / che è un’organizzazione nata per fare pressione / in quei paesi che possono risolvere la questione».

Per discutere dei problemi ricordati nella canzone, due giorni dopo, Jovanotti fu ricevuto dal presidente del Consiglio dei Ministri Massimo D’Alema, esplicitamente citato nella canzone: fu accompagnato da Bono Vox, il carismatico leader degli U2.

Qualcosa si mosse davvero. Grazie anche alla mobilitazione nata con il Giubileo e a nuove politiche di indebitamento formalmente più sostenibili, la situazione sembrava migliorata. L’Italia, con la collaborazione di una fondazione della Cei, remise il debito di due Paesi africani, Guinea Conakry e Zambia.

Quello del Duemila era il mio secondo Giubileo ordinario, ma del primo non posso averne memoria perché il 1975 è il mio anno di nascita. A venticinque anni, venivo a contatto con le norme giuridiche del Giubileo presenti nel testo della Torah.

Il Giubileo è collegato con l’anno sabbatico perché cade dopo sette anni sabbatici; dopo sette settine di anni, il cinquantesimo anno è l’anno giubilare. Nell’anno sabbatico, oltre che il divieto di lavorare la terra, c’è il dovere della remissione dei debiti in favore dei debitori. I prestiti erogati nel corso del settennio, con il sopraggiungere dell’anno sabbatico, non sono più esigibili e si intendono estinti a vantaggio dei debitori.

Ancora oggi il debito pubblico colpisce e riduce alla fame i Paesi più poveri e quelli che sanno solo indebitarsi, come l’Italia. Fin dalla scorsa estate, Papa Francesco, in vista del Giubileo 2025, ha invitato a cancellare il debito estero dei Paesi più poveri.

Dal Comitato Scientifico dell’Istituto Toniolo, l’economista Riccardo Moro ricorda che il debito «è tornato ad essere rilevante per una parte importante dei Paesi» del sud del mondo e che tale peso distoglie risorse altrimenti utili per istruzione e salute, oltre che per la lotta ai cambiamenti climatici. Ma sarebbe troppo facile dimenticarci che «per le materie prime sottratte e i costi generati dallo sviluppo industriale inquinante, esiste anche un “debito ecologico” del Nord verso il Sud».

L’economista, inoltre, di recente ha lanciato l’idea di un forum presso le Nazioni Unite per definire nuove regole di prestito responsabile, indicare i criteri di sostenibilità del debito e gestire le crisi.

Venticinque anni dopo, Carlo Conti ha annunciato al Tg1 che «il primo super ospite del Festival di Sanremo sarà Jovanotti che si esibirà martedì 11 febbraio». Non possiamo attenderci che il cantante, figlio di un impiegato del Vaticano, si esibisca in un’altra canzone tipo Cancella il debito. Il mondo dello spettacolo non lo accetterebbe e non sarebbe neanche giusto.

Lui ha già fatto la sua parte. E noi?

Francesco Di Sibio
Responsabile Ufficio comunicazioni sociali
Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia

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