“Mi sono infiltrato in una recita di Natale”
Fermarsi, durante questi giorni frenetici di feste, significa vivere il senso profondo delle cose semplici
«Cos’è? non avevi niente di meglio da fare?» – ti starai chiedendo. Al contrario…
Avevo accompagnato mia figlia in chiesa dove, insieme all’orchestra della sua scuola, doveva eseguire le musiche dei brani natalizi cantati dai bambini e poi sarei dovuto tornare alle mille faccende prenatalizie.
Invece, ho deciso di fermarmi un po’ in chiesa scambiando prima due chiacchiere con il professore di mia figlia e poi con altre persone che ho incontrato. Terminati i preparativi, ho pensato di aspettare e assistere anche alle prove. Poi anche quando è iniziato lo spettacolo, sono rimasto lì, seduto su quel banco, avvolto da una moltitudine di genitori armati di smartphone, intenti a catturare attimi di emozione.
Io non avevo nulla da riprendere perché nella chiesetta il coro toglieva la vista all’orchestra e non vedevo mia figlia. La cosa mi ha trasmesso una strana sensazione. Sono rimasto lì ugualmente. Mi sono immerso completamente nell’ascolto di quei brani, estasiato dall’entusiasmo che emanavano quei pargoli.
Ho vissuto la vita del narratore delle favole. Coglievo gli sguardi espressivi di ogni bambino. I visini emozionati di cantare dinanzi ai propri genitori. Il “ciao” con la mano lanciato da un bambino al suo papà arrivato in ritardo.
Le mani si muovevano a tempo di musica spingendo le note nei cuori e tutti i bambini erano sorridenti tranne uno – avrà avuto sei o sette anni – che fissava nel vuoto, sussurrando delicatamente il testo del canto.
Tra un brano e l’altro i versi di una poesia: “Vorrei un Natale fatto di sguardi di complici intese e dolci sorrisi…” a alla fine i palloncini a forma di cuore donati alle mamme e ai papà. Lacrime e commozione anche del dirigente scolastico.
Sono felice di aver deciso di fermarmi. Mi sono fatto un regalo. Ho fatto quella scelta consapevole di mandare alle ortiche tutte le inutili incombenze che avevo pianificato. C’era necessità e desiderio di fare uno sgarro al mio rigore e anche alla mia routine che mi travolge, solo per dedicarmi del tempo.
Ho perso un’ora e mezza del “mio” tempo con bambini che non conosco! Sì, ma ho guadagnato la loro gioia, quale balsamo per l’anima, il loro canto quale ristoro per il cuore.
(Francesco Semeraro – Martina Franca, provincia di Taranto)