“Mettere il cuore” tra i piccoli scorci di Gizo | La vita in Oceania
Direttamente dall’Oceania, dalle Solomon Islands, i racconti di suor Anna Maria Gervasoni, missionaria delle Figlie di Maria Ausiliatrice
di Anna Maria Gervasoni
Esplorando le Solomons
Ciao a tutti! Vediamo cosa raccontarvi della missione a Gizo. È una cittadina molto piccola, ma c’è praticamente tutto: i negozi dei cinesi (buchi bui e polverosi, ma con di tutto e di più. Nello stesso negozio puoi trovare le viti e il pane, i materassi e le scatolette di tonno!), ben due banche, l’ospedale (costruito nuovo fiammante dal Consolato giapponese dopo che quello esistente era stato totalmente distrutto dallo tsunami del 2007), il campo da calcio, la stazione della radio Nazionale, il mercato di frutta, verdura e pesce ed il porto.
C’è anche la linea elettrica Provinciale, quella del telefono ed il collegamento internet… Che cosa volete di più?
Questo è in Gizo town… Perché, giusto a un chilometro di distanza, i villaggi adiacenti la “città” sono senza corrente, senza servizi, senza negozi. Giusto case e basta. Non parliamo poi delle moltissime isole che ci circondano!
L’altro grande centro della Provincia è Noro, dove ci sono corrente, telefono e servizi vari perché è la sede dell’unica grande industria delle Isole Salomone, quella del tonno in scatola. La vita qui è ancora più semplice che in Honiara.
La circolazione tra i villaggi costieri e le isole viene effettuata con piccoli motoscafi che fanno da autobus e taxi, un po’ come a Venezia.
Si vive di pesca, coltivazione di orti, qualche lavoro sporadico di falegnameria e costruzioni; le donne vendono i prodotti al mercato, i bambini vanno a scuola (pochissimi, perché le scuole sono poche e scarsamente organizzate), giocano in gruppo ed amano andare a nuotare, i giovani girovagano, senza molte possibilità di trovare lavoro e perciò faticano a fare progetti per il loro futuro.
È proprio il posto per noi Salesiane, vero?
La vita e l’attività delle Salesiane a Gizo
Noi suore viviamo all’interno del grande compound dell’arcivescovado, che comprende la Cattedrale, la scuola tecnica coi laboratori, la scuola materna, gli uffici diocesani, la nostra casa, la casa dove abitano due famiglie di impiegati della diocesi ed un fabbricato di mini-appartamenti per ospiti ed anche un mini palazzetto per l’oratorio!
La nostra attività si svolge principalmente nella scuola tecnica e nella scuola materna.
È una combinazione interessante vedere bambini così piccoli condividere gli spazi e le ricreazioni con ragazzoni e ragazzone così grandi.
Naturalmente, qui i giovani hanno una certa sensibilità verso i piccoli, essendo abituati a prendersi cura di molti fratellini e sorelline nella famiglia…. per cui non ci si disturba, anzi a volte vediamo i “fratelloni” giocare coi piccoli sullo scivolo o dentro la casetta di Biancaneve!
I ragazzi e le ragazze della Scuola
I ragazzi della scuola tecnica provengono da esperienze scolastiche fallimentari e questa è la loro unica possibilità di imparare qualcosa di utile per il loro futuro.
Fanno fatica a concentrarsi o a stare in classe anche solo per un’ora (le nostre ore scolastiche sono di quaranta minuti e i due intervalli di mezz’ora, in modo da poterli far “respirare”.
In più all’ultima ora del pomeriggio abbiamo diverse attività per permettere loro di scaricare la tensione accumulata durante la giornata di studio).
Infatti, ho notato che chiedono spesso di uscire per andare in bagno durante la lezione…ma poi fanno un giro attorno al cortile e rientrano!
Durante i due intervalli pallavolo, pallacanestro, ping pong e calciobalilla vengono assaliti…ma vedo sempre qualcuno andare a cercare nascondigli, ripari e buchi dove infilarsi per fumare!
Qualcuno svicola anche fuori dal cancello per andare al mercato, che è dietro l’angolo, a comprare betelnut (una sorta di noce che ha lo stesso effetto di una droga leggera, toglie la fame e riattiva i sensi), da cui sono tutti dipendenti sin da giovani.
A volte capita che arrivino da me, trascinandosi e recitando il melodramma: “Sister, ho mal di testa, ho mal di pancia, ho mal di denti, posso andare alla clinica per farmi vedere?”, e allora io sfodero la scatola delle aspirine (grazie ad alcuni amici ne ho una quantità industriale) e gliele dò dicendo che all’ospedale darebbero la stessa cosa…
Beh, è diminuito anche il numero dei casi di mal di testa!
Se i lavoratori della diocesi hanno bisogno di una mano per trasportate assi o ferri o altro materiale da costruzione, questi ragazzi sono pronti ad aiutare ed in un attimo tutto è al suo posto, per essere utilizzato.
Le ragazze sono molto timide, sembrano le pecorelle dei cartoni animati: vanno in giro in gruppo e camminano tutte appiccicate le une le altre!
“Piccoli” imprevisti in missione
Devo dire che l’inizio della nostra attività, qui è stato un po’ tribolato: l’apertura dell’anno scolastico è stata rinviata di una settimana dal Ministero dell’Istruzione a causa di un ciclone che impediva la navigazione e quindi a professori e studenti di raggiungere le isole dove sono dislocate le varie scuole.
Iniziata la scuola, col brutto tempo che ancora imperversava, una barca della diocesi che stava navigando verso Gizo con un certo numero di studenti, si è persa in mare. Trascinata dalla corrente, ha raggiunto un’isola in tutt’altra direzione dopo due giorni di deriva tra onde alte come montagne.
Una mattina, invece, la polizia mi avverte di non far uscire i ragazzi fino a nuovo ordine perché una banda armata proveniente dalla Papua Nuova Guinea (i cui confini sono molto vicini ai nostri) aveva assalito le carceri (sì, abbiamo anche le prigioni in Gizo!) per liberare un gruppo di loro connazionali ed andare a fare vendetta per non so bene quale questione tribale.
Storie da cui guarire
Chi ben comincia…
Ad ogni modo, qui a Gizo, ci sentiamo a casa.
La gente ci ha accolto subito: hanno tutti tante storie da raccontare, da condividere, da cui guarire; in modo particolare, questa gioventù ci ha rubato il cuore, ci ha appassionato da subito e speriamo di poter condividere questo piccolo tratto del nostro cammino al meglio, aiutandoci ed aiutandoli a crescere per acquistare la dignità di cui non sono ancora consapevoli.
Quando si mette il cuore in quello che si fa, niente più è estraneo o lontano dalla tua vita, e si scopre che davvero è possibile vivere come in una famiglia, nonostante le differenze di cultura e le diversità dei luoghi.
Fonte e immagini dell’articolo
- Sr. Anna Maria Gervasoni