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Liturgia della Parola: i baci del sacerdote durante la Messa

I baci del sacerdote durante la Santa Messa hanno un significato. Il corpo partecipa alla liturgia allo stesso livello dell’intelletto e dell’emozione

La liturgia della Santa Messa coinvolge tutti noi. E prevede una ritualità dei gesti densa di significati, sia da parte dell’assemblea, sia da parte del celebrante.

L’Introduzione Generale del Messale Romano ( IGMR ) al punto 42 dice:

“I gesti e le posture corporee sia del sacerdote, del diacono e dei ministri, sia del popolo, devono tendere affinché l’intera celebrazione risplenda di nobile decoro e semplicità, affinché si comprenda il vero e pieno significato di ciascuno”.

Il corpo quindi partecipa alla liturgia allo stesso livello dell’intelletto e dell’emozione.

È difficile immaginare che l’Eucaristia, al centro della quale sentiamo: «questo è il mio corpo», possa ignorare la nostra corporeità durante tutta la sua celebrazione.

I tre o anche quattro baci del sacerdote durante la Santa Messa

In piedi, seduti, inginocchiati, segni di croce, altri gesti, parole, canti, iconografie che richiamano il senso della vista, a volte anche l’odore dell’incenso.

Tutto ciò si riferisce principalmente al nostro corpo con i suoi sensi.

Tra i tanti segni di cui è intessuta la nostra liturgia, ci sono anche i baci: nella forma attuale della liturgia della Santa Messa, ne sono previsti tre o anche quattro.

Il primo dei baci del sacerdote celebra l’unione amorosa

Per prima cosa, il sacerdote che celebra la messa  bacia l’altare  .

Questo accade all’inizio della liturgia, subito dopo aver raggiunto l’altare.

In effetti, prima che inizi la messa stessa.

Non è solo un segno di riverenza e rispetto , ma anche  di tenerezza e vicinanza  tipiche di un rapporto basato sull’amore.

Questo bacio ci dice cosa celebreremo davvero: l’incontro di persone che si amano, Dio e noi.

Segno della Chiesa, Sposa di Cristo, è anche il sacerdote che bacia l’altare sulla soglia della liturgia.

Con questo gesto esprime di essere venuta per incontrare l’Amato e per nutrirsi del suo amore .

Ed è come il segno di Cristo che bacia le labbra della sua Sposa, sebbene lei stessa sarebbe incline a ritenere che il suo posto sia tutt’al più ai suoi piedi.

Il secondo dei baci del sacerdote esprime gratitudine

Il secondo bacio liturgico viene posto dal sacerdote o dal diacono  sul libro  da cui ha appena letto il Vangelo, subito dopo aver detto: ecco la “Parola di Dio”.

Baciando il libro, dice sottovoce: “Possano le parole del Vangelo togliere i nostri peccati”.

È un bacio simbolico .

Perché se volessi baciare la Parola di Dio, il Vangelo, dovrei proprio baciare le orecchie di coloro che sono riuniti in quel momento.

Quindi bacia simbolicamente il libro, esprimendo gratitudine per il fatto che il Signore ci parla ; la sua Parola ci accompagni in ogni situazione della vita; abbia il potere di purificarci e trasformarci ; che “Dio ha voluto salvare i credenti mediante la stoltezza della predicazione” ( 1 Corinzi 1:21 ).

Terzo bacio per dimostrare affetto universale

Il terzo bacio può scontrarsi per ragioni culturali.

Molte lettere apostoliche terminano con l’invito ai destinatari a ” salutarsi con un santo bacio ” (cfr Rm 16,16; 1 Cor 16,20; 2 Cor 13,12; 1 Ts 5,26; 1 Pt 5, 14). . ).

Ancora oggi, in molte parti del mondo, un bacio è un modo di mostrare affetto (ad esempio, nel saluto).

È, ovviamente, il momento di esprimere il cosiddetto  segno di pace .

La forma di questo segno è adattata alla sensibilità della comunità locale.

Tuttavia, nulla impedisce di dare un segno di pace in questo modo con coloro che ci sono vicini, se stiamo fianco a fianco durante la messa.

L’ abbraccio che i sacerdoti che celebrano insieme la messa spesso si danno in questo momento è in fondo un sostituto di questo bacio di pace.

L’ultimo bacio del sacerdote è di commiato all’altare

L’ultimo bacio è ancora quello dato dal sacerdote all’altare, dopo che il popolo è stato congedato.

Una sorta di  “arrivederci” dall’altare  , che ci fa vedere la liturgia appena conclusa, non come un dovere “adempiuto”, ma come un incontro che sta per concludersi; che mancherà e che richiede qualche continuazione nel tempo che segue la liturgia.

Come ogni altro incontro importante per noi, anche noi viviamo dopo la sua fine, in attesa del prossimo.

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Fonte dell’articolo

Aleteia

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