Lettera dal Myanmar | “Come sperare ancora?”

Una lettera di padre Piero Masolo (PIME) del suo periodo di missione in Myanmar, tra i cristiani perseguitati

Cari amici, care amiche,
ecco un forte appello per la pace lanciato dall’arcivescovo di Yangon, il cardinal Charles Bo:

“Insieme, inginocchiamoci in solidarietà, implorando l’Onnipotente di dissipare le tenebre del conflitto e di inaugurare una nuova alba di speranza e armonia”.

“Nelle nostre ferventi preghiere, non trascuriamo le grida angosciate degli innocenti, le lacrime degli oppressi e i sogni infranti
di coloro che si trovano sotto il fuoco incrociato degli scontri, soprattutto dei nostri giovani.

“Siamo al fianco di papa Francesco quando esorta le nazioni a rinunciare al falso fascino della violenza e ad abbracciare il potere trasformativo della pace”.

Oggi, mentre assistiamo al devastante bilancio dei conflitti anche nella terra di Gesù, in Ucraina, e nel nostro stesso territorio,
alziamo la voce in una fervente preghiera per la pace. Imploriamo l’Onnipotente di concederci il dono divino della pace infusa nella
giustizia, guidandoci verso un futuro più luminoso”.

“Esaltiamo le abbondanti risorse umane di cui è dotata la nostra terra e coltiviamole per farle fiorire, invece di lasciarle appassire tra i tumulti della guerra. Investire nella prossima generazione significa investire in una pace duratura. Shanthi, Shalom, Pace, Salaam”.

Un’immagine mi permette, credo, di farvi intuire un po’ della complessità legata alla guerra civile che viviamo.

È questo ricamo di pesci brillanti su tessuto nero: ognuno di essi porta una bellezza, che risalta ancora di più sullo sfondo scuro.

Ogni persona incontrata mi ha stupito per la resilienza di cui è capace.

Come ha fatto l’acqua a diventare così scura? La situazione a diventare così confusa, ingarbugliata, difficile?

“Sei muto come un pesce” si usa dire, e l’incomunicabilità è una delle grandi fatiche di questa situazione: posso fidarmi? Sarò controllato, spiato?

Una guerra non significa solo morti e feriti, ma tantissimi traumi:
dal bisogno di scappare, fuggire per sopravvivere, alla separazione dalla propria famiglia;
all’impossibilità di lavorare a quella di continuare gli studi;
dalla povertà che si crea a causa dell’inflazione che galoppa  alla svalutazione della moneta,
alla mancanza della corrente elettrica per molte ore al giorno;
dalla difficoltà di muoversi da un punto all’altro del Paese
non solo per le tante zone di guerra
ma anche perché spesso manca la benzina e si resta a piedi… o in bici!

Quanta paura si vede negli occhi delle persone, quanta incertezza sul proprio futuro, soprattutto nei giovani, e allo stesso tempo quanta forza, semplicemente nel portare avanti una normalità di vita nel quotidiano.

Quanto odio e rabbia per le tante ingiustizie subite si scorgono a volte in persone che sono naturalmente gentili e sorridenti.

La risurrezione di Gesù ha molto da dire in tutto questo: come sperare ancora?

Sento che ci è chiesta la fortezza d’animo di sperare contro ogni evidenza di male, di saper intravedere ogni barlume di luce, per quanto piccolo.

Mi ha aiutato in questo atteggiamento un progetto di scrittura che mi è stato proposto tempo fa: raccontare gli italiani che sono arrivati in Birmania e qui hanno vissuto negli ultimi 800 anni: dal mitico viaggio di Marco Polo al secolo scorso.

Tra essi la maggior parte sono dei missionari: il PIME certo, presente dal 1868, ma prima di noi gli Oblati di Torino e i Barnabiti.

Questi ultimi sono stati dei veri pionieri: a loro si deve il primo dizionario birmano-latino-portoghese, i primi libri della Bibbia tradotti in birmano, il primo catechismo.

Hanno affrontato difficoltà di ogni tipo, viaggi lunghissimi, guerre, ingiustizie e tradimenti. Molti sono morti giovani, dopo pochi anni di missione, alcuni sono martiri. Eppure hanno continuato a seminare e… la Chiesa locale oggi c’è!

Mi fa riflettere sapermi come un nano sulle spalle dei giganti, parte di una storia molto più grande di me e di noi.

Una storia in cui noi muoviamo qualche passo, affidandoci al Signore e lasciando che sia Lui a compiere tutto quello che ci ispira e non riusciamo a fare.

(P. Piero Masolo, PIME)

Fonte e immagine

SEC 2024-2025