La vita è una cosa meravigliosa
Daniele Sanzone è un filosofo, cantante e scrittore originario di Scampia (NA). Il racconto della sua storia
Teilhard de Chardin dice che “la purezza, non è separazione dalle cose ma slancio attraverso ogni bellezza; non è paura di fare il male, ma volontà rigorosa di forzare le porte della vita”.
Nella vita non si tratta di essere irreprensibili, ma di coinvolgersi senza paura nella vicenda dei poveri e degli oppressi per avere in cambio l’autenticità.
Daniele è cresciuto al 10° piano di una torre di Scampia, sotto casa si spacciava mentre in casa non sempre c’era il pane da mangiare. La mamma piangeva, ma non si arrendeva.
Il padre, pittore e sognatore, non cessava di predicare onestà, pazienza e fede nelle istituzioni.
Quello che ha fatto di Daniele l’uomo di oggi è stato l’amore. Il padre e la madre lo hanno elargito a piene mani a lui e ai suoi fratelli.
Nel 2005, in piena faida (guerra tra clan camorristici), Daniele scrive la sua prima canzone: “’A Camorra song io” (la Camorra sono io). E confessa: “L’ho fatto perché dovevo avere il coraggio di guardarmi allo specchio e riconoscere dentro di me lo stesso virus che colpisce il malavitoso e l’uomo onesto: egoismo, volontà di imporsi e ipocrisia”. In un giorno il disco vende mille copie e manda in tilt il pensiero del figlio del boss Paolo Di Lauro: “Ma se la Camorra sono loro, noi chi siamo?”.
A scuola, i ragazzi gli chiedono come faccia a non subire pressioni dal mondo criminale? Lui risponde che la sua è una lotta culturale. “Il boss mi rispetta perché io sono lì ogni giorno e lui sa che la penso diversamente da lui”. La filosofia lo aiuta ad uscire dal suo punto di vista e ad interrogarsi su cosa pensa l’altro: cosa sente, come vive?
“Se capisci che ci sono tanti punti di vista, cambi, abbatti i pregiudizi che ti circondano”. Daniele ha paura del pensiero unico, omologato. “Ci sono persone che per donare un senso alla propria vita si affiliano ad un clan camorristico, questo offre loro un’identità”.
Il filosofo-cantante parla dalla pienezza del cuore, si ritiene fortunatissimo della vita che vive perché, mentre intorno a lui il microcosmo Scampia va a pezzi tra spaccio, racket e corruzione, lui può inseguire il suo sogno e fare ciò che ama di più: scrivere, cantare, raccontare anche se questo non gli permette di avere una vita agiata: “la filosofia non mi ha dato niente ma mi ha reso libero”.
Ed è così che tra un disco e l’altro, un libro, un racconto ed una poesia, facendo il bene e seminando speranza tra le persone che incontra, Daniele grida che la vita è una cosa meravigliosa per cui vale la pena lottare e sognare.
Fonte e immagine
- Saveriani.it
- Padre Carlo Salvadori