La nostra Epifania in Perù
Anche in Perù ci si è lasciati alle spalle la solennità dell’Epifania del Signore. Padre Alessio Geraci medita il brano del Vangelo
Nel Vangelo dell’Epifania, ci viene rivelato un dato fondamentale per comprendere l’umanità di Gesù: l’Incarnazione avviene in un momento storico concreto, ai tempi di re Erode, e in uno spazio geografico concreto, Betlemme, una delle tante periferie marginali, situata 8 km a sud di Gerusalemme.
L’evangelista Matteo ci presenta Erode, il re, il potente di turno; quando viene a sapere della nascita del “re dei Giudei”, «si è spaventato e con lui tutta Gerusalemme». Erode aveva preso il potere con l’inganno, poiché non era ebreo e non aveva alcun titolo per essere il re dei Giudei. La notizia della nascita di qualcuno che potrebbe togliergli il trono, lo fa tremare. E organizza la difesa, cercando di far uccidere il bambino appena nato. Una reazione quindi totalmente negativa.
Ma lo stesso evangelista ci dice che questa Buona Notizia viene rivelata ai magi, e in realtà saranno loro i primi a visitare il Bambino che è nato. Non saranno i capi religiosi del tempo e legati al tempio. Non saranno le autorità civili. Ma i magi, che secondo l’opinione di molti biblisti, sono letteralmente maghi, il cui termine in greco significa ciarlatano, ingannatore. Sarebbero allora pagani, e per la religione del tempo legata al tempio, sono doppiamente impuri: per essere pagani e per praticare una professione condannata dalle Scritture (Lev 19, 26).
La loro reazione è assolutamente positiva perché si muovono verso Gerusalemme e quando arrivano, provano una grande gioia guardando il Bambino.
I magi vengono dall’Oriente per simboleggiare la portata universale della salvezza, e rappresentano l’intera umanità in ricerca; rappresentano anche tutti noi, uomini e donne del 2025 alla ricerca del Dio con noi e della vera e duratura felicità.
Aprendo i loro scrigni, offrono in dono al bambino appena nato oro (riconoscendo la sua regalità), incenso (riconoscendo la sua divinità) e mirra (in prefigurazione della sua morte).
E noi, cosa offriremo oggi al Signore?
Il nostro cuore, a volte spezzato dai tradimenti, dalla mancanza di lavoro e di salute e da tante altre cose, ma allo stesso tempo pieno di sogni, speranze e illusioni; gli offriremo anche il nostro desiderio di collaborare con Lui per la costruzione di un mondo migliore, più giusto e fraterno, il nostro desiderio di vivere come Lui ha vissuto: con empatia, tenerezza, compassione e profezia.
L’Epifania, ovvero la Manifestazione di Gesù, ci ricorda che nessuno può “appropriarsi” di Dio, perché il suo amore salvifico ha una portata universale.
Con Gesù, gli esclusi e respinti dalla società e dalla religione diventano i destinatari privilegiati della Buona Notizia.
Magari come Chiesa del 2025 sappiamo sempre “universalizzare” e non “privatizzare” mai Gesù, la Buona Notizia!
Come i magi, anche a noi viene chiesto di non tornare sulla stessa strada e di aprire nuove strade con creatività.
C’è sempre un’altra strada, c’è sempre un’alternativa alla violenza, alla vendetta, all’odio, al pettegolezzo, al maschilismo, al pregiudizio, alla corruzione, alla discriminazione, alla globalizzazione dell’indifferenza….
Fonte
- P. Alessio Geraci (Profilo Fb)