La Casa della gioia
Su “Vivere”, don Ferdinando Colombo racconta la stra-ordinaria storia di Eva Lappi e della sua grande famiglia allargata
Nel 1994 Claudia e Roberto Lappi si innamorano e si sposano.
Una famiglia come tante? Si, ma con la benedizione di don Giuseppe Dossetti il cui regalo di nozze è di aver loro comunicato la fede, una profonda spiritualità, un modo di vedere la vita, il lavoro, il futuro.
Per cui Roberto, dalle mani d’oro che sanno ridare vita a quello che toccano, trasforma un garage nella loro casa d’abitazione e avvia una impresa di ristrutturazione chiamandola “Ora et Labora” che gli permette di mantenere una famiglia i cui confini si dilatano secondo la loro promessa matrimoniale: “Si, siamo disposti ad accogliere i figli che Dio vorrà donarci”.
«Sì. Ci siamo fidati – afferma Roberto – Ci siamo poi accorti che l’Altissimo è molto generoso, che gli stessi figli sono diversissimi tra loro ed esprimono i carismi specifici dati ad ogni membro della Chiesa».
Così vengono alla vita: Francesco, Caterina, Giuseppe, Andrea, Maddalena, Eva, Davide e Sara.
Ed ecco la protagonista principale: Eva. Nasce il 4 gennaio 2005, sestogenita, nata con una grave malformazione. Una bambina completamente paralizzata, che non è in grado di mangiare e neanche di respirare autonomamente perché intubata con due macchine automatiche per mantenerla in vita.
Per circa tre anni Eva diventa popolare tra i medici e le infermiere della rianimazione pediatrica del Sant’Orsola di Bologna. I genitori possono andare a vederla al mattino e alla sera indossando mascherina e qualcosa che richiama una tuta spaziale.
Nel frattempo la fedeltà alle promesse matrimoniali continua e Claudia è incinta di Davide e poi di Sara. E per completare il discorso Claudia ci dice: «Non siamo arrivati a 8 figli ma a 12 gravidanze e vi dobbiamo confessare che le 4 anime non nate sono più presenti e attive dal cielo di quanto non lo siamo noi stessi gli uni per gli altri, provate anche voi a invocare l’intercessione delle anime del purgatorio e vi accorgerete».
Il verdetto della scienza
Quando è nata Eva, i medici dissero che doveva vivere solo poche ore o pochi giorni: il 4 gennaio 2023 è diventata invece maggiorenne. In casa Lappi utilizzano un farmaco indispensabile: l’amore a cui Eva risponde con dei sorrisi accattivanti e degli sguardi che ti penetrano nel cuore.
Eva è il centro spirituale e materiale della famiglia, non parla, quasi non si muove, vive attaccata a un tubo per respirare e mille marchingegni vari che richiedono competenza e abilità, tempestività e precisione, e coinvolgono tutta la famiglia .
«Alla sua nascita dicemmo a Colui che ce l’aveva donata di riprendersela – dicono papà e mamma – Pensavamo a figli sani e belli, non scarti e rottami inutili. Non avevamo ancora capito niente, la nostra preghiera recitava cosi: “Prenditela con te questa povera figlia, nel tuo regno di pace infinita”.
Che stoltezza, che pochezza, che ignoranza. Ma poi, per pura grazia, ci è stato fatto comprendere il valore assoluto della vita con l’invito a pensare al bene che mancherebbe se quella vita non fosse nata».
Attorno a lei la famiglia ha continuato a dilatarsi, perché la loro casa è sempre aperta e oltre agli amici di famiglia, ai compagni dei figli, mamma Claudia e papà Roberto hanno accolto chiunque si presentasse.
Gianni Varani, autore del libro “Il senso di Eva per la vita” descrive così la situazione: “Sono passati di lì poveri, senza casa, rifugiati, prostitute, tossici, depressi, rom, carcerati, penitenti inviati dai parroci locali o casi disperati suggeriti dai servizi sociali”.
Significativo quello che Massimo Pandolfi ha scritto su Il resto del Carlino: «Questi disperati arrivano lì e sono accolti senza preamboli. Presto si rendono conto che tutto gira attorno alla silenziosissima Eva. Ma poi sono coinvolti nella preghiera della famiglia, scoprono cosa sono le Lodi e i Vespri e trovano pace e tranquillità. Sono accolti anche se non pregano. Magari appena arrivano vogliono scappare, rubacchiano nelle camere e gli altri figli di Claudia e Roberto si arrabbiano. Poi però succede qualcosa, succede quasi sempre qualcosa, in quella che il Card. Zuppi definisce “una piccola Casa della Carità”.
Succede che sbandati ritrovano la loro via. Ragazzi che volevano morire che sono oggi dei totem della vita. E ancora: ex prostitute e drogati diventati piccoli imprenditori.
Queste meraviglie girano attorno a lei, questa ragazza, questo mistero di nome Eva che si vede che ascolta e capisce e che non può fare molto altro, ma in realtà fa tantissimo.
Spiega forse tutto Caterina, una delle sorelle di Eva: “Adesso mi rendo conto che Eva ha troppo da dare, non può rimanere chiusa in una famiglia. Lei è una luce sul moggio. Nessuno di quelli che l’hanno incontrata si dimentica di lei. Nessuno. Noi siamo le sue braccia, la sua parola, le sue mani. Non lo si impara leggendo un libro chi è Eva, ma standoci assieme”».
Il miracolo
Vengono disperati, incontrano nuova speranza. Una speranza alimentata dalla fede dei genitori di Eva, “proposta agli ospiti ed agli stessi figli – come Varani scrive nel libro – senza pretese e senza obblighi.
In casa di Eva non chiedono pedaggi o attestati di fede. Vogliono solo vivere così.
La carità che praticano non è un hobby. Fa parte della loro vita intera, non saprebbero farne a meno. E l’altro dato più appariscente che colpisce chi entra in casa di Eva, fosse anche sprofondato nel più profondo scetticismo, è la letizia che si vede alla loro grande tavolata”.
«Eva guarisce tutti quelli che passano di qua – ci dice papà Roberto – non ti dice il tuo errore ma mentre tu le parli lei ti accoglie con il suo amore facendoti venire la nostalgia di amare».
Per mamma Claudia, infatti, Eva è perfetta così com’è: «Il mio cuore di mamma piange a tutte le ore per le sue sofferenze, ma non per lei perché Eva è completa così. Ha dei sorrisi unici che ti ripagano di ogni sacrificio e ti consentono di riuscire ad apprezzare tutto quello che ti circonda».
Il fratello Andrea: «Lei nella sua debolezza riesce in qualcosa in cui noi falliamo: amare in modo sincero senza alcun pregiudizio. Eva senza parlare e solo con lo sguardo ti trasmette un senso d’amore che non ti condanna mai, qualsiasi errore tu abbia fatto».
Caterina, sorella di Eva: «Lei compartecipa facendo del bene a tutte le persone che vengono in questa casa».
E infine Francesco, il primogenito dei Lappi: «Vedo i miei fratelli come dei bellissimi alleati nella vita, con i quali posso condividere qualsiasi cosa negativa o positiva».
Matteo Zuppi, Cardinale arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha scritto l’introduzione al libro di Gianni Varani. Dice Zuppi: “I Lappi non pensavano che Eva riuscisse a contagiare altri. Dubitavano, perché la parola della scienza diceva altre cose. Eva sa bene che la scienza sa tante cose, ma spesso dimentica l’essenziale: la scienza non conosce i miracoli. Eppure, qualcuno dice che i miracoli esistono”.
Possiamo definire questa casa di Casalecchio di Reno, la Casa della gioia che dà speranza a chi ci vive ma soprattutto a poveri e disperati che ci capitano.
Fonte
- Vivere, ottobre 2024, pp. 8-9