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La Beata Elena Guerra sarà canonizzata il 20 ottobre 2024

Il Santo Padre Francesco, lunedì 1° luglio, ha presieduto la celebrazione dell’Ora Terza e il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione di quindici beati

Manuel Ruiz López e sette compagni, dell’ordine dei Frati minori, e Francesco, Mooti e Raffaele Massabki, fedeli laici, martiri dei musulmani, uccisi per la fede il 10 luglio 1860. Giuseppe Allamano, sacerdote, fondatore degli istituti dei Missionari della Consolata e delle suore Missionarie della Consolata. Marie-Léonie Paradis, fondatrice della congregazione delle Piccole Suore della Santa Famiglia. Elena Guerra, fondatrice della congregazione delle Oblate del Santo Spirito. Carlo Acutis, fedele laico. Il prossimo 20 ottobre, Francesco iscriverà nell’albo dei Santi questi Beati, e in data da stabilirsi quella del giovane Carlo Acutis.

L’iscrizione nell’albo dei Santi è un atto collegiale, che impegna in prima persona il magistero del Papa. Lo scopo di questo atto solenne è quello di offrire all’imitazione dei fedeli, alla loro venerazione e invocazione quegli uomini e quelle donne che sono stati “giudicati insigni per lo splendore della carità e di tutte le altre virtù evangeliche”.

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Questo è sicuramente uno degli atti più impegnativi, che la Chiesa compie, avendo sempre, come primo fine la gloria di Dio e il bene spirituale di tutti i battezzati, che dal Fonte Battesimale, sono chiamati a camminare nella via della santità: “Siate perfetti come perfetto è il vostro Padre nei cieli” (Mt 5,48). Lungo la strada della santità, non incontriamo nessun divieto, fatta eccezione del peccato. Non ci sono tratti impossibili, perché a tutti il Padre della perfezione, oltre alla vocazione alla santità, offre il dono della grazia, necessario a rendere possibile l’unione con Dio, l’esercizio della perfezione evangelica e la pratica eroica delle virtù. Come tutti i fedeli sono chiamati alla santità, così a tutti gli uomini è data da Dio la possibilità di conseguirne la meta. È richiesta solo una docile collaborazione con la Volontà di Dio.

La santità è opera della Trinità e quando la chiesa procede alla canonizzazione di un suo membro, riconosce ed esalta in lui l’azione della Trinità. È il Padre che chiama tutti gli uomini ad entrare in questo cammino di santificazione ed offre il Figlio come Maestro e Modello ed invia lo Spirito Santo perché agisca interiormente nel cuore dell’uomo.

Giovanni Paolo II apriva la Costituzione Apostolica Divinus Perfectionis Magister (25 gennaio 1983) riaffermando questi principi, scriveva: “Il Maestro divino e il modello della perfezione, Cristo Gesù, il quale con il Padre e lo Spirito Santo è celebrato come «solo il santo», amò la Chiesa come una sposa e consegnò se stesso per essa, al fine di santificarla e renderla gloriosa al suo cospetto. Pertanto, dato il precetto a tutti i suoi discepoli, affinché imitassero la perfezione del Padre, invia lo Spirito Santo su tutti, affinché li muova internamente, ad amare Dio con tutto il cuore, e ad amarsi reciprocamente, allo stesso modo in cui Egli li amò. I seguaci di Cristo – come insegna il Concilio Vaticano II – chiamati e giustificati in Gesù Cristo, non secondo le loro opere ma secondo il disegno e la grazia di lui, nel Battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi” (Cfr. Cost. dogm. Lumen Gentium, n.40).

Il Concilio ha ricordato che tutti i battezzati, sono chiamati alla santità, la quale si manifesta e si deve manifestare nei frutti che la grazia dello Spirito Santo suscita nei fedeli, offrendo a ciascuno un carisma, per la comune edificazione della Chiesa. Papa Francesco nella Gaudete et exsultate (19 marzo 2018) scrive: “Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno”.

Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte (6 gennaio 2001), a conclusione del Grande Giubileo aveva sottolineato che l’ideale di santità a cui richiama il Concilio Vaticano II “non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni ‘geni’ della santità” e che “le vie della santità sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno (…) È ora di proporre a tutti con convinzione questa ‘misura alta’ della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione”.

Papa Francesco, nella Gaudete et exsultate parla della santità della “porta accanto”: “nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere…”, nella costanza di andare avanti giorno dopo giorno, nella del quotidiano. Nell’esortazione apostolica, ancora Francesco ricorda che “la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo”.

La canonizzazione di questi Beati e per i lucchesi della Beata Elena Guerra, ci porta a considerare, prima di ogni altra cosa, proprio la vocazione battesimale alla santità. Non dobbiamo pensare ai caratteri ‘geniali’ o straordinari della sua vita. Occorre riscoprire una spiritualità che aiuti i fedeli a perseguire il cammino della santità attraverso il lavoro quotidiano e ordinario.

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La Beata Elena Guerra, ben consapevole di questa verità, dedicò le sue piccole opere di devozione proprio alle persone di ogni categoria ed estrazione culturale e appartenenza ecclesiale. È certa che la santità è opera dello Spirito Santo, e che a Lui, dobbiamo essere docili: “Nel grande ed importantissimo affare dell’eterna salute noi siamo in relazione con lo Spirito Santo, e dobbiamo lavorare insieme a Lui, cooperando alla sua grazia”.

Comprendendo che la santificazione è opera dello Spirito Santo, invitava a ricorrere a Lui, e lei stessa non cessava di pregare: “Supplico lo Spirito Santo, autore della grazia, e santificatore degli uomini che voglia comunicare con sempre maggiore profusione a me…non solo la sua grazia, ma sé medesimo, che è fonte di grazia”. Per Elena Guerra lo Spirito Santo agisce e dimora, permanentemente nell’uomo elevando l’amicizia con Dio a perfetta unione. La sua anima non desidera altro che Dio.

La Madre Elena, a chi decide di percorrere la via della santità, ricorda che in questo cammino occorre essere ben determinati, non rimandare a domani, come insegna l’Imitazione di Cristo. Dobbiamo ricusare la pigrizia spirituale. “Ciò che inganna il pigro – scrive la Madre – è la sua velleità, cioè quel voler fare, quel volere, ma non oggi, quel falso volere che, disgraziatamente, si riduce a un vero non volere. Guarda i santi: non ve n’è uno in cielo che non abbia avuto in terra volontà risoluta, attuale, operativa e generosa”. “Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. (Mt7,21).

Ma cosa è la volontà di Dio? Come possiamo conoscerla? La Madre Elena suggeriva ad un’amica: “interrogati spesso così: che cosa vuole in questo momento il Signore da me?”. Rispondere a queste domande e realizzare nella concretezza quanto si giunge a conoscere è la santità. La Beata dice: “la santità consiste essenzialmente in due sforzi: quello di conoscere la volontà di Dio e quella di farla quando la si conosce”. Nel cammino di santificazione il fedele, giunge alla perfezione della santità, quando la volontà dell’uomo aderisce perfettamente alla volontà di Dio.

Questa consiste – scrive la Beata Elena – in una ferma e tranquilla disposizione di volontà che nulla vuole che non sia voluto da Dio, e nulla rifiuta di quanto Dio vuole o permette. Quindi è un costante accordo dell’anima con Dio; essa può dire: Dio ed io vogliamo sempre lo stesso!”. A quanti sono interessati di giungere a percepire la voce della volontà di Dio, “che in tanti modi ci parla, presentiamole conveniente attenzione – la Beata Elena esorta – ricorriamo allo Spirito Santo, che è Padre dei lumi”.

Elena in una delle meditazioni esclama: “Felice, l’anima che viene da Dio ammaestrata per mezzo di quella interiore parola inviata sulle ali dell’Eterno Amore, al cuore dell’uomo! […] Felice l’anima che è fatta degna di tanto dono; più felice quella che lo sa accogliere ed apprezzare; felicissima poi quella che ne ricava frutto!”

Essere Santi, e percorrere la strada della santità, è essere felici. Questa strada non è percorsa da uomini e donne dal volto triste, da pessimisti e melanconici, ma da uomini e donne, ricolmi di felicità e di gioia. Santità è gioia dello Spirito!

Infine, non dobbiamo pensare che questa voce di Dio sia rivolta in modo esclusivo ad anime sante: “Egli diffonde tal tesoro anche alle anime imperfette”.

La “nostra” Beata Elena – prossima alla canonizzazione – ci ammaestri e ci guidi nella ricerca e nella attualizzazione della volontà di Dio, per giungere alla gioia della santità, dove Dio risplende, con la sua perfezione e bellezza, nella vita di ogni uomo.

 

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