Inna lillahi wa inna ilaihi raji’un – Siamo di Dio e a Lui ritorniamo

Morire Lontano da Casa: La Drammaticità della Morte per i Migranti e le Complessità dei Riti Funerari Islamici in Terra Straniera

Tutti i migranti partono per tornare un giorno, almeno così credono e dicono. Solo una parte di essi potrà esaudire questo desiderio altri saranno costretti ad abbandonarlo. Ci sono famiglie che optano per il trasferimento della salma nel paese d’origine, altre, invece, anche se ancora poche, fanno la scelta diversa, cioè, seppellire il proprio caro in Italia. Nel primo caso, nonostante il trasferimento della salma sia rigorosamente proscritto dall’Islam perché il corpo deve essere sepolto nel luogo del decesso il presto possibile, trasferire la salma verso il paese d’origine è importante perché rappresenta il ritorno “simbolico” nella terra natale e delle proprie tradizioni. Nel secondo caso, la decisione di non trasferire la salma nel paese di provenienza nasce spesso dal fatto che la famiglia e la rete parentale si senta più inserita ed integrata nel paese ospite. A questo vanno ad aggiungersi situazioni, soprattutto di carattere economico e burocratico che rendono pressoché impossibile potere realizzare il desiderio di ritornare “a casa”. Comunque sia, la perplessità nel decidere per la destinazione della salma non può velare la drammaticità della morte stessa.

Morire in “terra lontana”, significa che tutto quello che nel paese d’origine è dato per scontato diventi probabile, il riferimento è al rito religioso/spirituale e tradizionale che la persona morente deve compiere o essere assistita nel compierlo fino alla preparazione della salma per la sepoltura. Questo può essere fonte di preoccupazione della persona straniera per il timore di trovarsi da sola in questo momento e di non essere assistita nel compiere il rito anche perché nel caso in cui il decesso avvenga in ospedale (evento abbastanza frequente) o in altre strutture sanitarie e/o assistenziali, il personale sanitario non è, sovente, in grado di garantire una tale assistenza.

Quando la vita sta finendo la persona morente deve pronunciare la Shahadah: Lâ ilâha illâ Allâh (non vi è altra divinità a parte Dio) con il dito indice della mano destra alzato. Nel caso in cui l’agonizzante non sia in grado di parlare e/o di muoversi. sarà il gruppo dei familiari o degli amici a recitare la preghiera al posto suo aiutandolo, anche, ad alzare il dito indice.

Una volta constato il decesso è necessario immediatamente chiudere gli occhi al defunto mentre si recita: inna lillahi wa inna ilaihi raji’un (siamo di Dio e a Lui ritorniamo).

Poi il corpo viene lavato, profumato e avvolto in un kafn (sudario) di colore bianco e il tutto si conclude con la preghiera funebre (Salat Al-janazah). A questo punto il corpo è pronto per l’inumazione, che per il musulmano significa raggiungere l’ultima dimora terrena.

La preghiera funebre è un obbligo comunitario (farḍ al-kifaya, ovvero “obbligo di sufficienza”), è sufficiente che sia compiuta da un gruppo di credenti, altrimenti tutti sono responsabili in caso di inadempimento.

Gli obblighi necessari al compimento delle cinque preghiere quotidiane (intenzione, purità maggiore e minore, ecc.) valgono anche per la preghiera funebre, ma la maniera di compierla è un po’ diversa: nella preghiera funebre non vi è né inclinazione (ruku’) né prosternazione (sujûd) e prima della conclusione si recitano delle invocazioni in favore del defunto, che provengano dalla tradizione.

Ecco un esempio di invocazione che può essere recitata a favore del defunto:

Allahumma ghfir li hayyina wamayyitina washahidina wagha’ibina wasaghirina wakabirina wadhakarina waunthana. Allahumma man ah-yaytahu minna fa ahyihi ‘ala-l-islam, waman tawaffaytahu minna fatawaffahu ‘ala-l-iman. Allahumma là tahrimna ajrahu wala taftinna ba’dahu waghfir lana walahu. (Signore! Perdona ai nostri vivi e ai nostri morti, a coloro che sono presenti con noi, agli assenti, ai nostri giovani e ai nostri vecchi, ai nostri uomini e alle nostre donne. Signore! Colui al quale Tu prolunghi la vita, che essa sia sui fondamenti dell’islam; e colui che Tu richiami a Te, richiamalo con la fede. Signore! Non privarci della sua retribuzione e non sviarci dopo di lui; e perdonaci, e perdonalo).

Rachid Baidada

Mediatore Linguistico Culturale

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