
In Libano, alla porta dell’universo
Su Popoli e Missione, la storia di Marco Perini che, tramite la Fondazione Avsi, si dedica ai poveri al di là del Mediterraneo
(di Stefano Femminis)
Forse i grandi media scopriranno Marco Perini solo ora che il Libano sta vivendo l’ennesima tappa del suo pluridecennale calvario (scriviamo a metà ottobre, ndr). Ma lui, al Paese dei Cedri (e non solo), ha dedicato anni di energie, con il desiderio, parole sue, di «fare qualcosa per persone meno fortunate, nate sulla sponda sbagliata del Mediterraneo».
Nato a Biella 56 anni fa, laureato in Scienze politiche, dopo un’esperienza come giornalista, entra nella cooperazione internazionale e da 24 anni coordina i progetti della Fondazione Avsi (Associazione Volontari per il Servizio Internazionale) nella regione del Mena che comprende, oltre al Libano, anche Siria, Iraq, Tunisia, Libia e Giordania.
Un’attività per cui, il 7 settembre scorso, è stato insignito del prestigioso titolo di Cavaliere dell’ordine della Stella d’Italia, onorificenza conferita dalla presidenza della Repubblica.
Marco ha passato l’ultimo quarto di secolo, ad esempio, a cercare risorse per gli ospedali e a dare un futuro a tanti bambini, aiutandoli con programmi di studio. Un fiore all’occhiello è lo Spazio Fadaii, un centro votato all’educazione, allo sport e ad attività sociali.
Progettato a titolo gratuito dal grande architetto Mario Botta, sorge nella piana di Marjayoun, nel Sud del Libano, ed è stato inaugurato solo due anni fa. Così lo stesso Perini descriveva il Centro a fine settembre scorso: «Fadaii in arabo vuole dire “il
mio universo”, cioè il posto dove le persone trovano spazi e occasioni che non hanno: dai corsi di recupero scolastico per bambini vulnerabili alla formazione degli agricoltori per coltivare la terra senza pesticidi. In questo momento il Fadaii si trova proprio al
centro della guerra tra Hezbollah e Israele, e tutti i giorni piovono bombe e gli aerei rompono la barriera del suono per spaventare le persone, e ci riescono benissimo».
Ma nel suo instancabile impegno Perini non conosce confini.
Ricevuto il premio in Italia, prima di rientrare in Libano si è recato in Siria per verificare la condizione degli ospedali in cui Avsi è presente con il progetto Ospedali Aperti, che in questi anni ha curato gratuitamente 170mila persone, povere tra i poveri.
«Tornando indietro, rifarebbe gli stessi sacrifici?», gli hanno chiesto in un’intervista.
La risposta di Marco Perini è stata fulminante: «Rifarei tutto, ma inizierei prima».
(Stefano Femminis, Popoli e Missione, novembre 2024, p. 43)
Fonte
- Popoli e Missione