III Domenica Di Quaresima B – Chiamati alla Santità

Letture: Gn 3,1-5; 1 Cor 7,29-31; Mc 1,14-20

È il tempo del Signore!

La Parola di oggi ci chiama alla conversione e alla sequela radicale del Signore: e questo appello esige una risposta immediata, senza indugi: “Ancora quaranta giorni…” (Gn 3,4: Prima lettura); “Il tempo ormai si è fatto breve” (1 Cor 7,29: Seconda lettura); “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino” (Mc 1,15): a noi è chiesta la prontezza (“subito”: Mc 1,18: Vangelo) con cui i primi Apostoli seguono Gesù.

Tutti chiamati alla santità

La chiamata alla santità è per tutti, celibi e sposati: e mi perdonino i miei lettori celibi se oggi li trascurerò, ma la seconda lettura ricorda che anche il matrimonio cristiano, pur realtà così importante nel piano di Dio, “mistero grande” perchè icona vivente dell’amore con cui “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato la sua vita per lei” (Ef 5,32.25), è però una “realtà penultima”: “D’ora innanzi, quelli che hanno moglie vivano come se non l’avessero” (1 Cor 7,29). E questo non solo perchè nel Regno non vi sarà più nè maschio nè femmina, ma saremo come angeli di Dio (Mt 22,23-32), ma perchè l’unico fine della vita di ogni credente è la sequela del Signore, lo Sposo per eccellenza  (Mt 22,11; 25,1-12; 2 Cor 11,2…). Il primato dell’unione sponsale con Cristo va ribadito anche nel matrimonio: “Chi non ama meno… la moglie e perfino la propria vita non può essere mio discepolo” (Lc 14,25-27); “Ho preso moglie” non è una scusa valida di fronte alla chiamata (Lc 14,20).

La sequela del Signore

A tutti oggi, sposati e celibi, Gesù rivolge l’invito: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini” (Mt 4,19). A tutti, sposati e celibi, Gesù comanda: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore,con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso” (Lc 10,27),  con buona pace di Paolo che in 1 Cor 7,33 dirà che gli sposati amano Dio con cuore “diviso”… A tutti Gesù rivolge l’invito: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Per tutti,   vale il discorso della montagna, che proclama beati, cioè amati in modo particolare da Dio, i poveri, gli afflitti, i miti, gli affamati ed assetati di giustizia, gli operatori di pace, i perseguitati per causa della giustizia e per il nome di Gesù (Mt 5,3-11; Lc 6,20-23). Per tutti, ovviamente in forme diverse, vale l’appello di Gesù: “Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri” (Mt 19,21). A tutti Gesù ricorda “la necessità di pregare sempre, senza stancarsi” (Lc 21,36). A tutti Gesù dà la missione: “Andate e ammaestrate  tutte le nazioni” (Mt 28,19-20). Anche nel matrimonio esiste una chiamata non solo alla povertà, ma anche alla castità, che è appartenenza integrale a Dio (Mt 25,1-13), e all’obbedienza, reciproca (Ef 5,21) e al Signore (Mc 14,36). Ed è significativo che le due colonne della prima Chiesa siano state uno sposato, Pietro, ed un celibe, Paolo. Occorre oggi più che mai che i coniugi cristiani si riapproprino della Parola di Dio che li chiama alla santità, stimolati dal Concilio Vaticano II che ricorda che ad essa “tutti i fedeli, di qualsiasi stato o grado sono chiamati” (Lumen Gentium, n. 40): “i coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio… si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale” (id., n.11) e “tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione” (Gaudium et Spes, n. 48). Gli sposi cristiani devono quindi porsi con gioia e con slancio alla sequela radicale del Signore, lasciandosi guidare dallo Spirito a viverla nella peculiarità e nella concretezza della loro situazione coniugale, aperti alla creatività, alla fantasia e alla novità di Dio.

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Fonte

SEC 2024-2025
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