II Domenica C

Letture: Is 62,1-5; 1 Cor 12,4-11; Gv 2,1-12

A DIO, NOSTRO SPOSO

Che mistero d’Amore è mai questo, Signore? Tu, Dio, ti sei innamorato follemente degli uomini, e prorompi in un incontenibile inno d’amore: “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace…” (Is 62,1s: Prima Lettura); ci coccoli teneramente come il re si accarezza la corona o il sacerdote la tiara, anzi noi siamo quasi la ragione della tua regalità e della tua sacralità (v. 3); ci parli con parole dolci di innamorato: “Cocca mia, mio tesoro, amore mio” (v. 4: altro che la traduzione: “Mio compiacimento”….!). Sembra incredibile, ma noi siamo la tua gioia: “Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te” (v. 5): tu, o Dio, … hai perso la testa per noi, ci contempli estasiato, esulti e fremi di felicità per noi! Quanto è grande l’uomo! Ma soprattutto, che miracolo è il tuo amore, Signore! Come dovrebbe esaltarci in ogni momento il pensiero che siamo così importanti per te! Mai più nella nostra vita dovrebbe avere spazio la tristezza, la depressione, la sfiducia in se stessi! E poi, tu, Signore, nonostante le nostre molte prostituzioni, ci rifai addirittura vergini (v. 5; cfr Ger 31,4); non solo dimentichi ogni nostro tradimento, ma lo annulli, come se non fosse mai stato commesso. E il tuo amore, o Dio, ci trasfigura: su di noi riversi la tua gloria, e ci chiami ormai con un nome nuovo (v. 2), ci colmi di doni con la potenza del tuo Spirito (seconda Lettura: 1 Cor 12,4-11). Le ineffabili nozze con te trasformano la nostra realtà di abbandono e di devastazione in realtà di felicità immensa (Is 62,4): è la potenza creativa dell’amore (v. 5)…

Nel Nuovo Testamento tu, Gesù, non solo confermi questo annuncio d’Amore, ma ne dai il concreto compimento: ormai sei tu lo Sposo per il quale bisogna gioire (Mt 9,15; Gv 3,29), che bisogna attendere vigilanti (Mt 25,1-12), a cui ci si deve presentare con la candida veste nuziale (Mt 22,11); sei tu lo Sposo che ama la sua chiesa fino a dare la vita per lei (Ef 5,21-32); sei tu l’unico Sposo, al quale dobbiamo presentarci come vergine casta (2 Cor 11,2); sei tu lo Sposo, di cui è giunto il momento delle nozze, e per cui la Sposa è stata preparata (Ap 19,7-8), tutta adorna (Ap 21,2.9), e a cui la Sposa dice: “Vieni!” (Ap 22,17). A Cana perciò tu compi un mimo, una di quelle “azioni profetiche” che i profeti sono soliti effettuare per esprimere concretamente un messaggio. Qui i protagonisti non sono gli sposi: la sposa non è nemmeno nominata…; qui si celebrano le mistiche nozze tra te, Sposo messianico, e la tua Sposa, rappresentata dalla madre e dai discepoli. Ben sapevi, infatti, che una delle immagini costanti dell’Antico Testamento per esprimere la gioia dei giorni finali, quando sarebbe venuto il Cristo, era proprio l’abbondanza di vino (Am 9,13-14; Os 14,8; Ger 13,12; Gl 2,24…): perciò compi questi strano miracolo, in cui procuri a quella festa qualcosa come… settecento litri di vino: indubbiamente un po’ troppo per un banchetto, ma chiaro segno dell’abbondanza dei tempi messianici. A Cana, tu prendi a prestito “quel matrimonio” per significare il mistero della tua divina nuzialità.

Il Cantico dei Cantici iniziava con l’invocazione appassionata della Sposa: “Baciami con i baci della tua bocca!” (Ct 1,2): ora questo anelito si compie in te, Verbo di Dio fatto carne (Gv 1,14), Bacio della bocca di Dio. Aiutaci a rispondere: “Ti amo!” al tuo: “Ti amo!”, con “tutto il nostro cuore, con tutta l’anima, con tutta la forza, con tutta la mente” (Lc 10,27). Aiutaci a non essere, nei tuoi confronti, una “generazione adultera” (Mc 8,38), che tradisce il tuo divino Amore. Ma fa’ che, ebbri di felicità per te, Amante meraviglioso, cantiamo sempre con tutta la nostra vita la meraviglia e lo stupore di questo tuo Amore “forte come la morte, tenace come gli inferi, vampa di fuoco, fiamma di Dio” (Ct 8,6)!

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Fonte

SEC 2024-2025
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