I miei sogni sono qui | “La misericordia vissuta” secondo Padre Piumatti

Dai diari di p. Piumatti, fd di Pinerolo e missionario nel Nord Kivu per 50 anni. Raccontare l’Africa e restituirle la parola è un gesto di misericordia verso di essa

A Lukanga, come a Kyondo, Masereka,… La popolazione aumenta, perché lì trova i servizi primari: dispensario, scuola… I campi coltivabili diventano piccoli…
“Che fare?” ci siamo chiesti in una riunione.
“Facciamo come Abramo: tieniti tu il campo, io vado a cercare altrove”.

Una ventina di famiglie ha fatto il bel gesto: è nato il progetto WAIBRAIMU a Muhanga.
Creare in foresta un nuovo centro e preparare i servizi perché altri possano venire. Per costruire PACE.

Seduti attorno ad un bel fuoco che abbiamo acceso sulla nostra collinetta: papà, mamme, giovani, qualche anziano e bimbi.
Stelle, palme, erba, caprette, non di plastica; ma veri, come Lui li ha fatti.

Qualche canto liturgico e vivo; preghiamo; leggiamo il vangelo. E poi faccio un invito: “proviamo a raccontarci le nostre attese, le
nostre speranze, le nostre storie vere. Come sicuramente stavano facendo i pastori quella sera a Betlemme”.

Janvier comincia e parla lentamente

Io mi sono trasferito qua a Muhanga, in foresta, non perché a Lukanga mi mancassero i campi; anzi, ultimamente, il capo villaggio
me ne aveva offerto un altro. Quando andai a coltivarlo vidi che era già stato zappato; il capo lo avevo tolto ad un altra famiglia, forse
perché non pagava il muhako – il compenso per il capo villaggio -.
Ho lavorato sodo, seminato e raccolto; ma quando mangiavo quei
fagioli pensavo a quell’altro…
Quei fagioli mi facevano male allo stomaco: sapevo che un altro stomaco… vuoto, soffriva, stava male.

Allora, sognavo. Sognavo che sarebbe bello mangiar fagioli che non facciano male al mio stomaco e neppure allo stomaco degli altri.

Nelle nostre riunioni alla missione parlavamo di questi problemi: popolazione in aumento, litigi a causa dei campi, rischio che le
tensioni aumentino; che cosa si può fare. E non so più chi fece la proposta: lasciamo Lukanga, andiamo a cercare campi altrove, in foresta non manca la terra; tra noi e Kinshasa ci son duemila kilometri di foresta.

Facciamo come Abramo: piuttosto che rovinare l’amicizia tra noi, tieni tu il campo, io vado altrove. Sarebbe bello andare insieme, un bel gruppetto. Trenta famiglie si son dette disposte, subito. Nasceva il progetto waibraimu.
Il mio sogno stava realizzandosi. In quei giorni la mia Clementina mi partorì un bimba. Bella! un fiore. Che nome darle?
Non ho esitato, mi è venuto spontaneo quel nome: NZOLI, sogno!

Mi son voltato per guardare Janvier.
La luce del fuoco non era fortissima, ma sufficiente per vedere: Janvier aveva la mano posata sulla testolina d’una bella bimba .
E stasera son qua; non ho ancora finito di costruire la capanna, i campi hanno ancor molte erbacce, ma i miei due sogni son qui: si
sono realizzati.

Fonte dell’articolo e immagine

  • Padre Giovanni Piumatti, Fiori selvaggi… profumo d’Africa, pp. 20-21
SEC 2024-2025
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