Goma, città martire che non perde la speranza

La testimonianza di un missionario saveriano originario del Congo: Goma, abbandonata dal mondo, continua a sperare

(di p. Emmanuel Adili Mwassa, Saveriano)

Molti mi hanno chiesto di raccontare come ho vissuto la situazione della guerra nell’Est del paese.

Prima di tutto non ho vissuto in prima persona la guerra che ha colpito profondamente la città di Goma causando la morte di più di 3600 persone – secondo le informazioni che si stanno aggiornando giorno dopo giorno. Da 700 morti oggi siamo a 3600. E chi sa a quale cifra si arriverà domani.

Sono passato a Goma alcuni giorni prima dello scoppio della guerra. Ma in realtà Goma era già tagliata da tutte le

Il mio intento non è di descrivere come è avvenuta questa tragedia, bensì dare alcune impressioni ed alcune conseguenze gravi di questa ennesima sofferenza imposta agli innocenti.

Ho sentito persone difendere la guerra. Ho sentito persone giustificare la morte di migliaia di persone. Ho sentito gente gioire. Ho sentito pronunciare frasi propense a dare le ragioni positive della morte di persone.

La guerra abbassa l’uomo. La guerra imbestializza l’umano.
Non c’è nessuna ragione che elevi la guerra. La guerra rende l’umano meno.

Ho visto persone che hanno perso i loro cari. Ho visto persone che hanno perso tutto. Ho visto dei cadaveri lasciati così per giorni. Ho visto persone che non avevano nessuna notizia dei loro: perché uccisi. Ho visitato campi profughi.

Basta immaginare una famiglia di più di 7 persone sotto una tenda di due metri quadrati senza acqua né servizi, né cibo. Senza niente. Adesso questi campi sono stati distrutti, bombardati, svuotati. Dove sono questi poveri?

Mentre uomini in cravatta si siedono per trovare la soluzione con delle riunioni interminate, le donne vengono violentate, i bambini muoiono di fame e non vanno a scuola, gli uomini cadono con arma alla mano.

Nel vicino Sud-Kivu, precisamente a Bukavu, la paura si è installata. Tanta paura. Quei ribelli uccidono. Violentano. Mutilano.

I politici congolesi stanno tagliando alcuni social media per limitare l’accesso all’informazione: Twitter, Tik-tok che sono seguiti da un numero elevato. Una città di Bukavu (Minova) è nelle mani dei ribelli. È una città strategica, al confine con il Nord Kivu. Non si sa ormai un granché di quello che sta succedendo.  Come sarà Bukavu domani?

Dov’è la luce in questa situazione tenebrosa?

Ho visto la luce dell’Umanità. Ubuntu.
Persone di buona volontà, missionarie e missionari
che accolgono i profughi, condividono il poco che hanno con loro.
E sono tante. Noi missionari saveriani abbiamo una parrocchia a Goma.
Il parroco ha disposto delle aule per accogliere alcune famiglie e assisterle.

Quando finirà questa guerra? Non si sa. Vedo però un tacere di una grande parte dell’umanità. Anzi ho degli amici che mi dicono che non sapevano niente di Goma. Umiliare una persona è umiliare tutta l’umanità.

Essere solidali con un fratello nell’ultimo punto del mondo
è essere solidali con la propria umanità, con se stessi. L’indifferenza accende il fuoco.

A te che mi stai leggendo: se non agiamo, tutta l’Africa dei grandi laghi rischia di diventare ingovernabile, ingestibile.
Chi ne approfitta? Chi usa il cellulare del sangue? I politici congolesi?
Chi progetta di avere delle batterie elettriche a scapito delle vite umane?
Sono morti più di 9 milioni di persone. Non bastano. forse.

Indigniamoci e impegniamoci per migliorare questo mondo ciascuno dove sta.
Mettersi al posto dell’altro ci aiuta a vincere la cultura dell’indifferenza.

Fonte

  • P. Emmanuel Adili Mwassa

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