Fragilità

Il Direttore Responsabile e la Direttrice Editoriale, in un editoriale di “Laborcare Journal”, ci parlano di fragilità

di Gianluca Favero e Mariella Orsi

Questo numero di Laborcare Journal riprende un tema già trattato, quello della “Fragilità” e, senza farlo apposta, le fragilità hanno fatto si che, anche la pubblicazione abbia dovuto fare i conti con “tempi fragili”.

Come si legge nel razionale della Scuola: “Di fragilità, intesa in senso lato, non si parla mai abbastanza, anzi, a volte, la si riduce a ben definite situazioni quali i malati, gli anziani, gli emarginati (sia per genere che per scelta).

Non dobbiamo dimenticare che la Fragilità “… è costitutiva della condizione umana e di ogni sua realizzazione, abita la natura come la cultura, riguarda la salute come le condizioni economiche, il lavoro e le imprese, le relazioni interpersonali, sociali e politiche.

Tutto può spezzarsi, a seguito di un lungo processo di erosione, oppure improvvisamente, come l’epidemia Pandemia ci ha dimostrato.

È venuto, quindi, il momento non solo di declinare il tema della fragilità ma, ancora di più, di ritrovare un Luogo dove condividere Tempo e Spazi per coltivare e beneficiare della condivisione di esperienze in cui ognuno di noi possa ritrovare il desiderio di confrontarsi con le proprie fragilità e con quelle che, quotidianamente, incontriamo per strada, nelle corsie di ospedali, nelle RSA, nei percorsi migratori e tra gli esclusi e i reclusi.

La Scuola Permanente sulla Fragilità (SPeF) è l’occasione per confrontarci, quasi come in un gioco di specchi, con la nostra fragilità, proprio come, nel 2020, Paolo Rumiz scrisse nella sua “Preghiera Laica”: “Dobbiamo liberarci dalla bramosia del superfluo, dalla tirannia delle cose, che ci allontana dall’uomo, dalla sottomissione al virtuale che occulta la vita e ruba la gioia del ritrovarsi, dall’impazienza, nemica dell’ascolto e della tolleranza, dal rifiuto della nostra fragilità, la cui accettazione è invece saggezza” .

(Invitiamo a, ndr) riflettere su quanto “stare nella fragilità” sia non solo dato dalla capacità del singolo individuo ma un vero e proprio percorso in cui “l’incontro” sta al centro.

D’altra parte, quante volte abbiamo sentito dire, non solo in ambito sanitario, che il Paziente (Cittadino, Persona) è “al centro” ma non ne abbiamo quasi mai trovato riscontro nella quotidianità?

L’ambizione della Scuola è proprio quella di coltivare “l’arte dell’incertezza” per allontanarci da certezze, talvolta fideistiche, che non ci permettono di creare i fondamenti per un nuovo modello pedagogico.

Marta Bernardeschi, pedagogista, nel Suo articolo “La scuola che vorrei”, riprendendo il pensiero di G. D’Aprile scrive: “Alcuni studi recenti parlano infatti di Pedagogia della Fragilità come sapere che osserva la realtà umana nei suoi lati oscuri e luminosi, nelle sue contraddizioni, nelle sue domande e aspettative, alla luce dei valori della sensibilità, delicatezza, gentilezza, dignità scoprendo che ci sono altri modi di stare al mondo”.

In questo “caleidoscopio” di parole, riflessioni e pensieri , abbiamo accolto con favore un articolo dedicato alla Musica accordata curato da Diletta Calamassi e Gian Paolo Pomponi perché diversi studi accreditati, hanno dimostrato che è una musica che “parla alle cellule’’ un modo di
comunicare che va oltre le barriere cognitive, offrendo la possibilità a chi ascolta di accompagnare i pensieri verso un’atmosfera interiore di pace.

(Si deve convergere) verso un unico scopo, vivere la vita non come una montagna da scalare, un treno da non perdere, un obiettivo da centrare, ma una piccola stanza da arredare con cura. È la scelta di un buon posto in cui fermarsi.
Questo è l’obbiettivo della Scuola Permanente sulla Fragilità!

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SEC 2024-2025
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