Don Maurizio, non muore la speranza a Brancaccio
Don Maurizio Francoforte, parroco di Brancaccio a Palermo, si è spento a 62 anni, ma resterà il suo esempio di coraggio e misericordia
Ci sono persone che lasciano una lunga scia dietro di sé, quando vanno via. E don Maurizio Francoforte era una di queste.
Per 16 anni parroco di San Gaetano, a Brancaccio, dove l’aveva preceduto il beato don Pino Puglisi, si è spento a Palermo proprio la sera della Vigilia di Natale, mentre il Papa varcava la Porta Santa. Aveva 62 anni.
E’ tornato alla Casa del Padre dopo una lunga malattia, ma soprattutto dopo anni di testimonianza concreta, di impegno, di servizio misericordioso.
In un’intervista che gli avevo fatto qualche anno fa, mi aveva detto: «le periferie sono trattate come gli sgabuzzini, dove metti le cose che non ti servono e che vuoi nascondere. Occorre, invece, un patto di alleanza».
Non chiedeva carità, don Maurizio, ma giustizia, perché “cose normali” (come , per esempio, un parco giochi per i bambini del quartiere) erano un diritto e un segno di attenzione e di riconoscimento.
Mancherà ai palermitani che, il 27 dicembre, si sono ritrovati per il suo funerale nella chiesa della Missione “Speranza e Carità” di via Decollati; tuttavia – come ha affermato l’arcivescovo Corrado Lorefice – «il nostro cuore si è infranto, ma è sereno perché questo è il Natale di don Maurizio Francoforte, il parroco di Brancaccio che ha avuto e continuerà ad avere nel cuore il bisogno di rendere concreto il messaggio del Martire e Beato Pino Puglisi. Se apriamo il cuore a Dio, noi i cristiani possiamo contribuire alla realizzazione di una città umana riscattata dal male e dalla mafia».
Tanti i messaggi di cordoglio, come questo di Anna Staropoli:
“Carissimo padre Maurizio, quanti momenti condivisi insieme itineranti tra le strade di Brancaccio. Grazie per il tuo amore per il quartiere, per i giovani, per i bambini; per la tua passione per il bene di tutti e per il senso di giustizia sociale e di onesta sincerità che veniva fuori dal tuo modo di essere. Ti vogliamo bene e sentiamo l’amore e la responsabilità dei tuoi desideri e dei tuoi sogni sul quartiere, un bacio in cielo”.
Sopra ogni cosa, la bara circondata da tutti i suoi giovani che aveva sempre spinto a sognare. Con lui, il bastone che gli era stato donato dall’amico fratel Biagio Conte.
Pronto per un nuovo pellegrinaggio della speranza.
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