Don Luigi Pieretti, tra i primi fd di Lucca | I primi giorni in Brasile
Continua il racconto della vita missionaria di don Luigi Pieretti, fidei donum della diocesi di Lucca in Brasile
Era il 2 agosto del 1979. Quella data avrebbe segnato l’inizio di una nuova vita per don Luigi Pieretti.
«All’aeroporto, ci aspettavano padre João Stefani e Delia, una ragazza italiana che lavorava nella sua comunità da sette anni. Verso le cinque del mattino, in una Fiat 127, siamo andati alla parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe».
C’è un ricordo che accompagna il sacerdote, in quel suo primo lungo giorno in Brasile: «dopo la colazione, siamo tornati all’aeroporto e ci siamo fermati per un po’ sulla spiaggia del mare. Era un posto meraviglioso, semi-deserto: alberi di cocco su piastre verdi vicino alla spiaggia. Una giornata di sole con un mare calmo. Ci siamo fermati a contemplare!».
In missione, non ci si ferma mai, perciò anche il pomeriggio non fu da meno. «Abbiamo visitato un quartiere: un posto impressionante, ed un panorama che si ripeterà più volte nella regione».
Il fidei donum non aveva più davanti a sé la sua Toscana. Era un mondo completamente diverso, che richiedeva di essere guardato più volte, non con gli occhi di chi giudica ma con il cuore di chi vuole cercare di conoscere ed è pronto ad amare e a servire.
«Sulle colline intorno alla città vecchia, c’erano molte piccole case di fango (se così si possono chiamare); non esisteva un sistema fognario e l’acqua scorreva attraverso le stradine di argilla scavate nelle colline. Passando di lì, si potevano vedere i miseri interni delle case. La maggior parte della gente era nera. Molti bambini giocavano per strada e nell’acqua sporca. Ci siamo fermati nella piccola chiesa del quartiere per celebrare la Messa».
E su quell’altare, una rivelazione: «il Vangelo ci dice che, se vogliamo seguire Gesù, dobbiamo portare la croce. È un impegno da non dimenticare mai ed è il richiamo più vero al significato della missione».
Il diario di don Pieretti è meticoloso; ogni giorno, riesce a scrivere qualcosa: dall’attesa dei bagagli smarriti alle nuove amicizie, dalle attività in comunità agli incontri con le persone del posto, che offrono sempre spunti interessanti di riflessione.
Il 5 agosto, per esempio, il tema della messa era la vocazione del sacerdote. «È stata un’occasione per ripensare al mio essere prete al servizio di Cristo e del popolo di Dio». Sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci, invece, «don Arturo ha parlato della necessità di assicurare ai poveri il pane dell’Eucaristia e della Parola, ma anche il pane quotidiano per vivere».
Sarà, questa, una lezione che in Brasile terrà sempre a mente e, alla vigilia del suo arrivo a Rio Branco, spontanea nasce una preghiera:
Signore, sono le 21.50.
Domani mattina prenderò di nuovo l’aereo e arriverò a Rio Branco.
Troverò padre Massimo ad aspettarmi e forse molte altre persone. Sarà un giorno importante per la mia vita.
Quella terra, quella gente, quella parrocchia,
saranno il luogo e la comunità dove mi incontrerai
e dove dovrò amarti e servirti.
Da domani, Signore,
possa iniziare ad aprirmi totalmente a te,
alla tua grazia, al tuo Vangelo e alla mia vocazione.
Che io possa amare tutte queste persone
nel tuo nome e con il tuo amore.
Che io sappia servirle come tu vuoi,
in modo da non doverle mai scandalizzare.
Tu, Signore, hai conosciuto
i miei limiti, i miei peccati e i miei tradimenti.
Aiutami ad amarti veramente
per riparare al male che ho fatto
e per aiutare il tuo popolo, il popolo dei poveri,
a conoscerti sempre di più,
affinché il tuo Regno si diffonda sulla terra.
Dammi, Signore, il coraggio
di sopportare qualsiasi sofferenza
e anche la morte, se necessario.
Signora Aparecida, Signora di Guadalupe,
mi affido alla tua protezione.
Amen»
To be continued…
Fonte dell’articolo e immagini
- Don Luigi Pieretti (diario)
- spazio + spadoni