Don Ferdidando Colombo: Dar da Mangiare agli Affamati

Attualizzare le opere di misericordia con lo sguardo di don Ferdinando Colombo

Ogni anno, quasi 11 milioni di bambini muoiono prima di raggiungere i 5 anni; la malnutrizione è la concausa del 53 per cento di queste morti. In Europa ancora 79 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà. Ogni anno in Italia vengono gettati in media 8,7 miliardi di euro a causa dello spreco alimentare. Ormai quando si parla di cibo pensiamo solo ai nostri desideri di gola… e le pubblicità di certo non aiutano… Compra, mangia, compra di nuovo.

Su quasi 850 milioni di abitanti del pianeta Terra (degli oltre 7 miliardi che la abitano) grava ancora la fame cronica (definita come l’assunzione di meno di 1.800 kcal al giorno), mentre 1 miliardo e 300 milioni si trova in una situazione completamente diversa, in condizioni di obesità e sovrappeso (Rapporto FAO “Lo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo-SOFI 2013”).

Nei paesi poveri dell’emisfero sud del mondo il problema è spesso quello di poter mangiare qualcosa, perché la scarsità di cibo o il suo accaparramento da parte di pochi che lo sottraggono ai tanti è un dato reale e manifesto. Si muore di fame, si è denutriti per fame, si è deboli fino a contrarre facilmente malattie, senza avere forza nel corpo per combatterle: tutto questo è solo il segno epifanico dell’ingiustizia del mondo, luogo in cui alcuni “banchettano lautamente ogni giorno” (cf. Lc 16,19), vivono nello sfarzo, sfoggiano ricchezze ed esibiscono il loro potere arrogante.

Per noi credenti nel Dio che “dà il pane a ogni carne” (Sal 136,25), cioè a ogni vivente, questa situazione di fame appare ingiusta e assurda, una vera contraddizione alla bontà di Dio che vuole la vita in abbondanza per tutte le sue creature.

E così siamo condotti a scoprire che la terra è stata data a tutti; che la tavola imbandita con i beni del mondo è per tutti; che nessuno può dire che qualcosa è solo “suo”, privandone l’altro; che le ricchezze sono distribuite in modo ingiusto, sicché l’umanità paradossalmente è giunta a soffrire perché una sua parte è obesa, mentre un’altra muore di fame (Enzo Bianchi).

Don Benzi ha scritto: “C’è differenza tra servizio e condivisione. Il servizio chiede la prestazione, la condivisione chiede l’appartenenza. Il povero che incontri è un cuore da capire, non è uno stomaco da riempire. Se lo tratterai come uno stomaco affamato in cui getti pastasciutta e carne arrostita, un giorno te la vomiterà. Il povero è una persona con doni stupendi che porta con sé, con una missione da compiere. Il povero attende la tua mano prima che tu gli getti addosso un vestito usato. Se tu lo tratti come un manichino su cui gettare dei vestiti più o meno logori, un giorno te li tirerà addosso con violenza, rifiutando la tua persona. Egli vuole che tu gli chieda perdono perché tu hai tutto: lui è stato derubato di tutto da quella società che a te ha dato tanto da permetterti di dare le briciole a lui, ferendolo nella sua dignità, umiliandolo. Fermati con il barbone lungo le strade: parlagli prima di aprire il portafoglio. Mettiti in dialogo con il lavavetri, non vederlo come uno scocciatore, parlagli nella sua umiliazione e capirà”.

Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (numero 2463): Nella moltitudine di esseri umani senza pane, senza tetto, senza fissa dimora, come non riconoscere Lazzaro, il mendicante affamato della parabola? Come non risentire Gesù: «L’avete fatto a me; non l’avete fatto a me?» (Mt 25).

L’apostolo Giacomo dice: «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta» (Gc 2,15-16).

Ricordiamo Gesù quando dice: “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio…” (Mt.4,4). Quando un cristiano dà da mangiare agli affamati, non opera nel suo nome ma nel Nome di Colui che è Misericordia infinita, che sfama gli affamati con il pane quotidiano e che si è fatto Egli stesso Cibo nell’Eucaristia, Pane di vita eterna, nutrimento per eccellenza. Lo diciamo nel Padre Nostro: “dacci oggi il nostro pane quotidiano…”.

Un cibo infinitamente più importante e necessario: lo stesso Gesù Cristo! «Sono Io il Pane della vita. Io sono il Pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che Io darò è la mia carne, per la vita del mondo» (Gv 6,48-51).

Mandami qualcuno da amare, di Madre Teresa di Calcutta

Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo;

quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare;

quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro;

quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare;

quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;

quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia;

quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi;

quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona.

Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati.

 

Versione online del libro cliccando su “Le Opere di Misericordia – Don Ferdinando Colombo“.

 

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