D come DIGNITÀ
Che lingua “parlano” i missionari? Il loro è un alfabeto di misericordia, con lettere che ridanno vita alle parole e generano opere
Ho ancora davanti agli occhi una ragazza che stava morendo di Aids nella nostra parrocchia di Nefa in Camerun.
Mi avevano chiamato per darle l’ultimo saluto cristiano, il buon viaggio.
Entrando nella sua stanzetta, la rivedo ancora nel suo letto. Aveva gli occhi fuori delle orbite, magra, si potevano contare tutte le ossa. Respirava affannosamente. Si vedeva ormai che le rimaneva poco da vivere. Forse aveva sui 20-25 anni. Nel fiore della vita, diremmo noi.
Eppure era là, sola con sua madre.
Un fiore che stava seccando nell’indifferenza e nel giudizio malevolo del quartiere.
Nessuno le dava più acqua, fiducia, per portare il suo profumo dappertutto.
Ma era una persona che aveva la sua dignità.
Oggi, ripensando a lei (non mi ricordo come si chiamasse. Nessuno me lo aveva detto e io non avevo avuto il coraggio di chiederlo), mi chiedo cosa vuol dire D.I.G.N.I.T.À.
Ho provato a trovare una parola per ogni lettera. Forse può aiutare a capirla meglio e a donarla, riconoscerla a chi, per motivi vari, non ce l’ha più!
- D come DARE. Credo che sia lo stare vicino a ogni persona, condividere con lei le cose più belle. Non solo dare, ma anche ricevere: cioè, si dà vicendevolmente.
- I come INSIEME. Perché ci si deve sporcare le mani, non stare lontani da chi sta soffrendo. Non dire, ad esempio, quando si è invitati a rendere visita a chi è in difficoltà: “Ho paura di disturbare”, ma uscire da casa e bussare alla porta per lasciare entrare l’altro nella propria vita.
- G come GRINTA. Spesso chi ha perso la speranza, ha bisogno di qualcuno che dia il coraggio di affrontare sempre e comunque le difficoltà. Per non piangersi addosso, a pensare di non valere niente.
- N come NONOSTANTE. Contro tutto e contro tutti. Il primo amico di noi stessi siamo noi. Non dobbiamo sempre stare lì a pensare che gli altri verranno in nostro aiuto.
- I come IMPREVISTI. Nella vita, non tutto va sempre bene. Ci saranno anche dei momenti difficili (malattie, lutti) e bisogna prepararsi ad affrontarli. Non pensare che Qualcuno ce l’ha con noi. Serenamente (anche se non sempre è facile farlo e non solo dirlo), si cammina. Non sempre la strada è in pianura, ma ci sono le discese e le salite.
- T come TRADIMENTI. Può capitare che qualcuno di cui tu ti fidavi, ti abbandoni, ti tradisca, perché ha trovato degli amici importanti, da cui può avere quello che tu non puoi dare. Quante volte ci è capitato di dire “ma da lui proprio non me lo aspettavo”. È quella di cui parla il Papa: la cultura dello scarto. Quando non sei più interessante per quelli che tu chiamavi “amici” e ti hanno scaricato, ti trovi da solo. Se sei bello, ricco, scattante, un Vip, un politico sulla cresta dell’onda, un calciatore, un attore…e tutti ti adorano, allora non ci sono problemi. Ma poi, il tempo rende sempre giustizia e finisci nell’angolo. Si gira la pagina e di te non si parlerà più.
- Infine la A. come (in) ATTESA. Non aspettare che qualcuno si preoccupi di te; continua a vivere, non lasciarti andare alla tristezza, riconciliati con il tuo passato e pensa positivo.
Forse, tutte queste parole serviranno a poco, ma a me hanno aiutato e mi aiutano ancora a dare significato alla DIGNITÀ.
Fonte
- P. Oliviero Ferro
Immagine
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