“Come se fosse oggi” | Racconti da Muhanga 2
Dal diario di padre Giovanni Piumatti nel suo periodo a Muhanga (Nord Kivu). Riflessioni ancora attuali
Sono le 7,00 a Torino, ma anche altrove: per alcuni è l’ora del rientro dal “rito” del sabato sera (più o meno).
Sono le 7,00 qui a Muhanga.
Mi affaccio sul cortile e tre sorrisi di bimbi sono già in attesa: il loro ciao! è il bacio di Dio.
Sento gracchiare gli altoparlanti, che sono installati qua in cortile; poi, il rumore fastidioso si trasforma in armonia ed emergono belle le note del Bolero di Ravel.
Muhanga non va a dormire alle 7,00. Muhanga alle 7,00 si sveglia e si sveglia tutta insieme.
Ravel e le composizioni di Morricone accompagnano i movimenti di un’umanità che si è forse concessa un’ora in più di sonno.
È domenica, è festa: i più hanno gli abiti cambiati, i volti puliti, un foulard dai colori sgargianti agghinda la testa delle donne.
Si stempera all’altoparlante la musica profana per dare spazio ad accordi più liturgici.
È festa, è domenica e il “crocevia” del villaggio si popola e ascende al salone, luogo dell’incontro civile, ieri, quando è
stato il momento della SHIRIKA, e oggi luogo dell’approdo tra le braccia di Dio per i naufraghi di questo verde mare di eucalypto, banani e mighobwa.
Il salone è pieno, la preghiera è canto, il canto è danza.
È domenica, è festa e l’abbraccio con Dio va fatto con il cuore pieno di gioia,
anche se i tuoi piedi sono nudi.
Ndotole ha infilato una vecchia giacca sul suo logoro maglione e i pantaloni scoloriti; le scarpe, no, non importa.
A piedi nudi, si è avvicinato all’altare per la “preghiera dei fedeli”: ha detto GRAZIE!
Lui ha detto grazie!, uno dei pochi oggi, che è domenica, ad avere ancora i piedi nudi.
(Patrizia)
Fonte e immagine
- G. Piumatti, Muhanga. Parole e storie d’Africa, p. 83