Battesimo Del Signore

Letture: Is 55,1-11; 1 Gv 5,1-9; Mc 1,7-11

Le letture odierne completano la meditazione natalizia sull’Incarnazione proclamando con forza il più grande scandalo di tutti i tempi: Dio è entrato nella storia degli uomini non in potenza e gloria ma nel segno dell’umiltà, della povertà, del nascondimento.

Il Messia è “l’uomo dei dolori” (Is 53,3)

Nella prima lettura il Secondo Isaia conclude il “Libro della Consolazione” (Is 40-55) annunciando l’”alleanza eterna” tramite il “testimonio tra i popoli, principe e sovrano delle nazioni” (Is 55,3-4): ma nei capitoli precedenti Isaia ci ha spiegato che l’”eletto” in cui Dio si compiace (Is 43,1; 49,6) è il  “Servo” di IHWH (Is 42,1; 49,3.6; 52,13), “uomo dei dolori che ben conosce il patire” (Is 53,3), che “si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori” (Is 53,4), e per le cui “piaghe siamo stati guariti” (Is 53,5). E qui il profeta conclude che la nostra logica non è quella di Dio, i nostri pensieri non sono i suoi (Is 55,9).

Dio si fa uomo in Gesù di Nazaret

Nella seconda lettura, Giovanni scrive contro coloro che “dissolvono Gesù” (1 Gv 4,3), cioè contro quelli che, riflettendo l’eresia gnostica e docetica che inizia alla fine del I secolo, negano l’umanità di Cristo, sembrando disdicevole che un Dio patisca e muoia. Giovanni invece insiste sulla realtà dell’Incarnazione, sulla completa identificazione tra il Cristo divino e l’uomo Gesù di Nazaret (1 Gv 5,6): la teofania battesimale è inscindibile dalla morte in croce, che per Giovanni è il luogo della massima manifestazione di Dio.

Dio fa la fila con i peccatori

Nel Vangelo (Mc 1,7-11), Gesù è presentato veramente come il Servo sofferente di Isaia; egli si fa in tutto solidale con noi: Dio entra nella storia anonimo, nascosto tra la gente, facendo la fila con i peccatori che attendono il battesimo di Giovanni Battista! Tale solidarietà raggiungerà la sua pienezza sulla Croce, quando Gesù riceverà il vero battesimo (Mc 10,38), dando la sua vita “in riscatto di molti” (Mc 10,45). È la via dell’umiliazione, dello svuotamento, della kenosis, che porta all’esaltazione (Fil 2,5-11): Gesù è il “primo che sarà ultimo di tutti e servo di tutti” (Mc 9,35). Questa logica di Dio è “scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1 Cor 1,23): ma è “per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Cor 1,30).

Una Chiesa incarnata tra gli uomini

Certamente, a tale cristologia deve corrispondere un’etica adeguata ed una coerente ecclesiologia. Non comprendere il senso dell’Incarnazione significa mantenere un atteggiamento distaccato di fronte all’uomo e alla storia. Riconoscere l’Incarnazione come logica divina significa invece farsi prossimo ad ogni uomo, consapevoli che la fede nel Dio di Gesù Cristo non è contemplazione intellettuale di tipo gnostico, ma prassi agapica, cioè risposta all’amore di Dio con l’amore per i fratelli (1 Gv 4,20-21): l’amore ai fratelli è il criterio di discernimento tra coloro che aderiscono a Gesù di Nazaret il Cristo (Gv 13,35) e coloro che lo “dissolvono”.

Le letture odierne sono un richiamo forte alla Chiesa a non essere ideologia, a non essere potere, ma ad incarnarsi a fianco di ogni uomo, in ogni cultura, sussumendone, sull’esempio di Gesù, le povertà e le sofferenze, per portarvi in concretezza segni del Regno di Dio. Sono chiamata ad essere una Chiesa che vive, come Cristo, il mistero del nascondimento, dell’ultimo posto, della spogliazione, dello svuotamento, per farsi tutto a tutti; una Chiesa militante, che confessa con forza, e talora con sofferenza, il mistero della fede nel Dio che muore per noi; una Chiesa luogo dell’agape, dell’amore, profezia credibile per il mondo di quel Dio che altro non è che Agape, Amore (1 Gv 4,8).

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