20 ottobre 2024: Papa Francesco Proclama 14 Nuovi Santi
In una Piazza San Pietro gremita di fedeli, il Santo Padre ha proclamato Santi Manuel Ruiz López e sette Compagni e Francesco, Mooti e Raffaele Massabki, Giuseppe Allamano, Marie-Léonie Paradis e Elena Guerra
Papa Francesco domenica 20 ottobre ha presieduto la Messa di canonizzazione di undici martiri di Damasco, martirizzati nel 1860: Manuel Ruiz López e sette Compagni e Francesco, Mooti e Raffaele Massabki, fedeli laici maroniti. Il presbitero Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari e Missionarie della Consolata, Marie-Léonie Paradis, fondatrice delle Piccole Suore della Santa Famiglia, ed Elena Guerra, fondatrice delle Oblate dello Spirito Santo, Apostola dello Spirito Santo.
L’omelia
Nell’omelia, il Papa ha commentato il brano del Vangelo nel quale Gesù pone domande scomode a Giacomo e Giovanni che, nel loro cuore, hanno la pretesa di avere un posto d’onore a fianco di un Messia vittorioso e glorioso, immaginandolo “secondo una logica di potere”. Anche nella Chiesa viene questo pensiero e questa ricerca: l’onore, il potere…Non così Gesù. Egli non è il Messia che essi pensano; è il Dio dell’amore, che si abbassa, che si fa debole per rialzare i deboli, che opera per la pace e non per la guerra, che è venuto per servire e non per essere servito.
Il calice che il Signore berrà è l’offerta della sua vita, donata a noi per amore, fino alla morte e alla morte di croce. Alla destra e alla sinistra di Gesù in croce stanno due ladroni “inchiodati con Cristo nel dolore e non seduti nella gloria”.
“Vince non chi domina, ma chi serve per amore”, ha sottolineato ancora il Papa. Gesù, “si fa ultimo perché gli uomini vengano rialzati e diventino i primi”. Gesù aiuta i discepoli a convertirsi e cambiare mentalità, a pensare non secondo le logiche del mondo ma secondo lo stile di Dio che è servizio. É necessario assumere lo stile di Dio, fatto di servizio, di amore, di vicinanza, compassione e tenerezza, lontano dalle logiche del potere e dalla fama.
Testimoni del Vangelo
I nuovi santi, “discepoli del Vangelo” così li ha definiti il Papa, hanno vissuto lo stile di Gesù: il servizio. La fede e l’apostolato che hanno portato avanti non ha alimentato in loro desideri mondani e smanie di potere ma, al contrario, essi si sono fatti servi dei fratelli, creativi nel fare il bene, saldi nelle difficoltà, generosi e gioiosi fino al martirio.
“Chi serve con amore – ha detto il Papa – non dice: ‘adesso toccherà qualcun altro’”. Il servizio è frutto di un cuore nuovo. Questo è un pensiero da impiegati, non da testimoni. Il servizio nasce dall’amore e l’amore non conosce confini, non fa calcoli, si spende e si dona. Non si limita a produrre per portare risultati, non è una prestazione occasionale, ma è qualcosa che nasce dal cuore, un cuore rinnovato dall’amore e nell’amore.
L’apostolato di Santa Elena Guerra
Mentre Papa Francesco dava questi insegnamenti, non è stato difficile pensare al “Servizio” prestato da Elena nei vari ambiti, cominciando da quando si recò a Porcari, per soccorrere i colpiti dal colera.
In Città si recava a far visita agli ammalati, nelle loro case. Con umiltà e abnegazione si fece questuante, di porta in porta, per reperire fondi per il sostentamento dei missionari e il sostegno alle loro opere. Espresse il suo servizio anche nel campo dell’educazione e della catechesi, istituendo una scuola. Serve umili, sull’esempio di Santa Zita, volle le sue suore. Visse nello spirito di “servizio” anche la composizione dei numerosi opuscoli per promuovere la “devozione” allo Spirito Santo.
Come annota P. Igino Tubado, il “Servizio” è frutto di “profonda maturità spirituale”, una maturità che Giovanni Paolo II, attribuiva allo Spirito Santo. I Doni dello Spirito Santo portano l’uomo a ben operare. “L’amore di Dio – scrisse Sant’Elena – non vuole filosofia, vuole semplicità, cuore largo e generoso”. Le virtù del cuore, spiegava Elena, sono “la mansuetudine, l’umiltà e la carità, che si manifestano nella dolce bontà.
Questa dolce bontà, esternamente si esprime nel dolce parlare, nel dolce ascoltare, nel dolce guardare, nel dolce comandare, nel dolce salutarsi: insomma, nel dolce convivere. Internamente la dolce bontà consiste nell’amaretto. Ma per amare, bisogna stimare e stimare ciò che Dio stima”. Tutto questo lavoro spirituale dentro di noi è opera dello Spirito Santo.
È lo Spirito Santo, che trasforma i cuori di pietra in cuori di carne, capaci di dolcezza, tenerezza, vicinanza e compassione. Lo Spirito Santo è Amore, e l’amore non potrà far altro che amare. La canonizzazione della Beata Elena Guerra, ci porta a riscoprire lo Spirito Santo, ed invocarlo, sempre, continuamente, perché diriga pensieri, parole e opere secondo la volontà di Dio, e il servire, sia solo Amore.
Dopo la canonizzazione è necessario continuare ad approfondire gli insegnamenti di Sant’Elena Guerra e conservare nel cuore, le tre parole che ci ha consegnato Papa Francesco: vicinanza, compassione, tenerezza, leggendole nella vita dell’Apostola dello Spirito Santo, perché ogni opera che noi siamo chiamati a realizzare sia solo, semplicemente, amore.